Le opere di Gero Caldarelli, il “Ripieno
del Gabibbo”, verranno esposte allo Spazio Raw (C.so di porta
ticinese 69, Milano), in “Con lo sguardo di un bambino che sorride”: dal
1 fino al 23 dicembre 2016. Pitto-sculture in gommapiuma
e smalti ad acqua attraverso le quali il Gabibbo sfodera tutta la sua
fantasia. Onnipresente nella maggior parte delle sue opere si autoritrae
avventurarsi nel suo mondo dell’immaginazione, accanto ad altri personaggi che
lo popolano: pesciolini, uccellini, pinguini, piccoli animaletti, giocolieri…
Muniti di cornice realizzata sempre in gommapiuma e smalti ad acqua, i suoi
lavori vi si attaccano tramite il velcro, rimanendo liberi e interscambiabili.
Scelto da Antonio Ricci, "patron del Gabibbo e di
Striscia la notizia", per interpretare il pupazzo tanto amato dagli
italiani, insieme a Lorenzo Beccati, voce parlante, Gero Caldarelli s'interessa
anche di pittura.
La sua passione per l’arte si concretizza
nel 2001, anno in cui crea la sua prima opera, dove si narra lo scontro del
Titanic con una roccia. Da quel momento oltre a mantenere il suo lavoro di
mimo, continua a dipingere, tagliuzzare, colorare, fissare, portando avanti la
sua carriera di artista. Oggi il suo studio in via Meda è ricco di nuove
rappresentazioni pittoriche che raccontano tante piccole storie differenti.
Colpisce la purezza e la profondità di significato che caratterizzano i suoi
lavori. A volte lasciano la sensazione di passeggiare sulle nuvole, dove si
abbandonano i pensieri per lasciare posto solo all’emozione e al gioco, altre
volte s’impara concentrandosi di volta in volta su messaggi differenti.
Filosofeggia usando le parole dei bambini, perché nella semplicità della vita
si visualizza la strada maestra. Buddista fin dall’86, Gero Caldarelli
crede nell’animismo, «la vita è in
tutto, anche in un fiasco di vino…. se la si vede la si rispetta». D’altra parte si può dire che sia da sempre
che costruisce pupazzi animandoli. Tra i suoi personaggi, nati prima di
interpretare il Gabibbo, c’era Dario il Lampadario che era un maschilista, «Lui si sente il padrone perché è maschio, ma
non è lui che dà la luce alle lampadine ma la corrente elettrica. Poi incontra
Lampadina Caterina che cambia la sua mentalità. – spiega Gero - L’importante è
saper cambiare».
Raccontare le sue opere è come leggere una
favola. Spicca per dimensioni e potere estetico “Itai Dhosin” (60x80cm), in cui
il Gabibbo nelle vesti di Poseidone, si aggira nell’ambiente sottomarino, tra
colori suggestivi, cavallucci e stelle marine, coralli e tante specie di pesci
differenti. In “Gita” (45x38cm) ci si sposta in vari angoli del mondo, da una
grotta dove degli orsi hanno a che fare con un pentolone di colori a varie
isolette colme di casette variopinte, verso un albero dove un uccello vuole
mangiare della frutta, fino al centro dell’opera in cui domina un Pullman di
turisti, intenti a osservare tutto.
Non mancano gli astratti e quelli dove il
sorriso di un bambino si fa risata, come “In Sberleffi” (26x25cm) dove «una giraffa fa la linguaccia ad un brutto
uccellaccio».
Inaugurazione 1 dicembre 2016
ore
19.00 -21.30
A cura di Valentina Cavera
Spazio Raw
www.spazioraw.it
Biografia
di Gero Caldarelli
Quando si approccia alla
conoscenza di un personaggio della grandezza del Gabibbo, l’unico modo possibile per visualizzare la strada del suo
successo pare sia seguire i suoi passi a ritroso, perché il lungo cammino che
lo ha condotto fino ad oggi, al suo ventisettesimo anno di età, è ricco di
imprese eroiche e successi, sfide e avventure, oltre che d’incontri particolari
con personaggi storici dello spettacolo, di un certo spessore professionale. La
storia di questo pupazzo così famoso s’intreccia con quella di tre protagonisti
della televisione: Antonio Ricci,
voce cantata e patron del Gabibbo, Lorenzo
Beccati, voce parlata, e in ultimo, ma non per importanza, Giorgio Cardarelli, il suo ripieno, ovvero colui
che dall’interno lo guida in tutti i suoi movimenti; Giorgio Cardarelli,
conosciuto da tutti come Gero, ha creato, inoltre, il suo mondo di fantasia in
gommapiuma e smalto ad acqua, dando alla luce, fin dal 2001, varie opere in cui
il Gabibbo diventa di fatto un fumetto, una miniatura circondato da altrettanti
piccoli amici e oggetti con un’anima. “Con
lo sguardo di un bambino che sorride” è l’esposizione che presenta al
pubblico il suo lavoro pittorico, di natura tridimensionale.
La nostra attenzione si
focalizza quindi sulla narrazione della vita di un uomo in particolare, tra
quella delle tre grandi personalità che hanno condotto il Gabibbo al ventisettesimo anno di età: quella di Gero Caldarelli, il suo “ripieno”, l’artefice
delle opere in mostra, protagonista dell’evento in corso.
Seguendo il suo percorso
artistico, pervenendo alla radice, ciò che gli ha permesso di arrivare a un
simile traguardo è sicuramente il suo sogno. Un sogno fatto della fantasia dei
bambini, dei desideri candidi di purezza, della determinazione mai abbandonata.
Che potere ha il sogno di un bambino? Forse apparentemente non si crede
possibile possa avere tanta forza, ma solo concentrandosi sull’esistenza di
Gero Caldarelli si avrà un esempio di quanta energia e luce vi si nasconda
dentro. “Dentro un grande pupazzo si
nasconde un grande uomo”, è il caso di dire, anche se poi Gero, di fatto,
risulta inferiore all’1 e 60, ma di certo con “grande”, pensando a lui, non
s’intende una caratteristica fisica, ma una genialità innata.
Nasce a Torino il 24
Agosto del ’42. All’età di sei mesi si trasferisce con la famiglia a Milano.
Ultimogenito di quattro figli, alla perdita della madre, avvenuta in tenera età,
viene condotto dal padre in un collegio per poveri, l’Istituto “Divin
Redentore” di Cesano Boscone, in provincia di Milano. Dopo poco tempo, alla
morte del padre, tutto inizia a roteare attorno al suo sogno, che porta avanti
senza mai perdere di vista.
Nel ’53 viene scelto per
interpretare, nel ruolo di protagonista, l’operetta “La piccola Olandese”, vestendo i panni di una femmina poiché ai
tempi le bambine e i maschietti non potevano recitare insieme per questioni di
pudicizia. Come si legge tra le pagine del suo libro autobiografico ”Una vita da Ripieno”, da quel momento:
«l’odore del palcoscenico, delle
cantinelle, dei costumi, che appartengono alla magia di quel mondo, gli
esplosero dentro, spingendolo a ritornare verso quella che sarebbe stata la sua
strada maestra».
Fu
Emilio Ferri, attore e regista, a guidarlo all’inizio della sua carriera.
Nel ’56 va a vivere con il fratello e inizia a lavorare come antennista, senza
mai accantonare il proprio desiderio di recitare. Nonostante non superi l’esame
di ammissione per entrare alla scuola del Piccolo Teatro, diretta da Paolo
Grassi e Giorgio Strehler, non demorde e nel ’60 s’iscrive alla scuola di mimo.
Già nel ’63, dopo il terzo anno di corso
passa al Professionismo, entra in Rai, quando Angelo Corti, suo maestro, lo
porta in Televisione per partecipare alla trasmissione “la Fiera dei Sogni” con
Mike Buongiorno: è l’anno della svolta in cui durante una di quelle puntate dà
vita ad un personaggio dei fumetti del Corriere dei Piccoli” che fu sicuramente
“Il primo passo da ripieno”.
Da questo momento saranno
molte le prove che lo attenderanno, i successi e i cammini che gli
permetteranno di raggiungere la meta alla quale è giunto. Oltre a recitare in
teatro e fare cabaret insegna mimo in tutta Italia. Nel ’74 fonda con Maurizio Nichetti la scuola di Mimo,
battezzandola Quelli di Grok. Allora
non erano in molti in Italia a portare avanti l’arte del mimo. C’era Angelo
Corti, Marise Flasch che ha fatto
scuola, i suoi allievi più dotati quali Gero, Nichetti, Osvaldo Salvi, che per
vivere faceva il clown e Jolanda Cappi che lavorava con il Teatro del Buratto. La
proposta di Maurizio partiva dall’idea di spingere Gero e Osvaldo a
interpretare i caroselli che stava scrivendo per la birra Prinz cosicché con il
denaro guadagnato si potesse aprire una scuola di Mimo. Un’idea che di certo
non rimane in potenza. Gli impegni di Gero raggiungono, a questo punto, le
dodici ore giornaliere. Non solo insegna e fa spettacoli ma continua con i
caroselli e la televisione. Nel frattempo Gero dopo l’incontro con Catia Munafò, esperta costumista (che
tra l’altro ha confezionato tutti i Gabibbi), pensa sia giunto il giorno di
sposarsi. Conosciuta in Sicilia durante le sue esperienze di cabaret, Catia è
la donna con la quale costruisce la sua famiglia.
Un altro grande amore
oltre alla recitazione, al mimo e a Catia è sicuramente quello nato nei
confronti del Buddismo. Inizia a
praticarlo fin dall’86. “Nam myo ho
renge kyo” è la frase che usa ripetere giornalmente. Con essa si nomina in
giapponese la legge che permea l’universo, la causa per far emergere il
macrocosmo nel microcosmo. “Nam myo ho renge kyo” è un mantra che si recita di
seguito al sutra dinanzi ad una pergamena sulla quale «vi sono iscritte in cinese antico ed in sanscrito tutte le
funzioni vitali inerenti ad ogni vita – spiega nel suo libro - Non è altro che
uno specchio, uno strumento per sondare la propria mente, che aiuta a far
emergere la nostra natura illuminata».
Si è sempre ispirato ai
fumetti, a topolino, paperino... Poi quando è diventato buddista, ha cominciato
a vedere la vita negli oggetti, non solo nelle persone e negli animali. «Ho iniziato a veder delle storie, le ho raccolte;
ruotavano intorno a me e le ho scritte, basta sapere vedere. E da lì ho fatto
sette spettacoli per bambini. Gli spettacoli devono essere ricchi e colorati
per i bambini. Ho cercato di portare queste storie a canale cinque, negli anni
’70 ma nessuno mi ha ascoltato». Questo è
il periodo in cui inizia a lavorare con la TV svizzera che invece
contrariamente apprezza il suo lavoro e lo fa andare in onda. È il tempo di Mister
Paff, uno dei suoi personaggi!
Nell’88 decide di
lasciare Quelli di Grok e di dedicarsi maggiormente ai suoi interessi, intensificando
le sue esperienze televisive e teatrali, accantonando così futili prestazioni
da operaio. È nel ’90 che Antonio Ricci
lo sceglie per animare il personaggio comico da lui ideato. Rimane ancora
un mistero come i movimenti dall’interno messi in atto da Gero combacino alla
perfezione con la voce parlata di Lorenzo Beccati. Da allora il Gabibbo è
andato in onda su varie trasmissioni di Antonio Ricci, quali Striscia
la notizia, Veline, Velone, Cultura
moderna e Paperissima
Sprint.
Come artista ha già esposto
all’interno della Galleria Santabarbara arte contemporanea, a Milano nel 2005,
durante una personale organizzata a scopo benefico in favore dell’Associazione
Ezio Greggio per l’aiuto a bimbi nati prematuri.
link articolo: http://it.blastingnews.com/milano/2016/10/la-mostra-personale-di-gero-caldarelli-il-ripieno-del-gabibbo-allo-spazio-raw-001206163.html
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