All’interno
dello Spazio Raw si presenta una Bi-personale,
una riflessione sulla natura.
Con Karin Feurich e Gabriele Fiocco.
Inaugurazione 2 settembre, ore
19.00
Fino al 15 settembre 2016
Spazio Raw
C.so di Porta ticinese 69, Milano
http://info@spazioraw.it
0249436719
Lusingano
la vista gli oli su tela di Karin
Feurich, nei quali c’è un trionfo
della bellezza, una rinascita, una descrizione raggiante del paesaggio
bucolico. La luce vince sull’oscuro. Un viaggio tra i colori dei fiori, dei
cieli tinti del rosso dell’autunno, delle atmosfere delle fiabe. Sembra quasi
di percepire il profumo dei mercati dei floricultori o delle cortecce degli
alberi nell’infittirsi del bosco. Pare di intravedere Pan nei suoi paesaggi
onirici e fate cortesi spiarci nell’osservare.
I suoi
disegni su carta congiungono la bellezza estetica del soggetto all’utilità data
dagli elementi naturali, che vengono riutilizzati per creare le opere. Proprio
così quando cadono le foglie, si dà loro un nuovo scopo: la salvia e le foglie
degli alberi, tramite una tecnica particolare sperimentata da questa artista
diventano timbri che lasciano eternamente la loro presenza, nella forma,
attraverso le minuziose venature che la compongono.
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Scaturisce meraviglia osservare i colori della natura che
si mescolano alle forme e sfumano lasciando sempre intravedere il senso delle
cose.
La pittura
di Karin Feurich si fonde con la bellezza propria dell’esistere. In lei
la natura diviene riflesso dello spirito nel corpo materico. Le sue tecniche
percettive ci mostrano l’armonia del creato, semplicemente, naturalmente
evitando deliberatamente la complessità insita nel mondo che ci circonda. I
suoi paesaggi non sono che lo specchio della sua interiorità, gioiosa, positiva,
trasognante. Il ruolo delle sue composizioni estetiche è quello di suscitare
piacere, amore per l’universo e per l’arte stessa. Arte come espressione del
proprio sentire, dello stupore e dell’incanto nell’osservare il cuore di un
bosco illuminato dalla luce dell’autunno, del rosso delle foglie che si
lasciano cadere, abbandonandosi al proprio destino… del cielo ascoltato nel
silenzioso fruscio delle piante, mentre il vento le smuove come onde di un mare
senz’acqua… del profumo che pare di poter sentire. In Karin, la pittura diventa
fiaba quando le tonalità dell’azzurro si fondono con il lilla e l’arcobaleno
dato dalle sfumature dell’erba e dei fiori. «Mi affascina sempre quando la natura si colora,
soprattutto l'autunno, poi anche l'inverno con i suoi paesaggi innevati.
Primavera con il suo risveglio della natura e l'estate con i suoi colori
brillanti e solari. – spiega Karin - Vivere la campagna, ti regala tutte queste
sensazioni di fascino e ti fanno sognare».
Poesie visive,
riflesso di occhi che guardano la profondità del bello nell’animo umano,
l’altrove che risiede in noi stessi. L’arte in Karin è bellezza. Come
teorizzava Platone la bellezza è in grado di provocare amore, tanto che ha il
potere di spingerci verso il ricordo o la contemplazione delle sostanze ideali.
La bellezza in questa pittrice tedesca di origine, ma al contempo
italiana per scelta e sorte, è anche ordine, cura minuziosa.
Seguendo il discorso filosofico di un altro noto pensatore, ovvero Aristotele,
ritroviamo questa medesima concezione: della bellezza cioè come simmetria, come
ordine. Molti artisti del rinascimento rimasero fedeli a questa linea di
pensiero. Con Karin Feurich assaporiamo la meraviglia della natura filtrata
dalla cura che rivolgiamo ad essa, dalle attenzioni che le dedichiamo, a volte
quasi istintivamente così come si taglia l’erba alta di un prato o si potano le
piante quando il tempo lo richiede. I suoi soggetti seguono i colori del tempo,
che mutano nel trascorrere dei mesi, con il passare delle stagioni. Si rivive nelle sue opere la Toscana con i
suoi cipressi, gli uliveti, i papaveri, i girasoli… luoghi amati che lo sguardo
dell’anima ha reso eterni.
Biografia
Nata a Lipsia in Germania,
dopo il matrimonio con un italiano si trasferisce a Carimate (Co). La simpatia
verso la nostra cultura avviene con naturalezza. Discendente di immigrati
dell’800 al tempo dello Zar, ha vissuto a stretto contatto con persone che
erano dotate di un’altra cordialità che si avvicina molto a quella del nostro
paese. Avevano un calore umano che è molto simile a quello che possiedono gli
italiani. I nonni erano russi di San Pietroburgo, prima della rivoluzione, I
suoi cari hanno fatto tutti una esperienza russa finché non sono arrivati i
bolsceviti; c’erano tante comunità straniere al tempo dello zar, poi con la
rivoluzione uccidevano a vista… e furono costretti ad emigrare.
Nel 1998 s’iscrive
all’Accademia di Brera e frequenta il corso di pittura della scuola degli Artefici
con la professoressa Luciana Manelli, diplomandosi. Partecipa alle esposizioni
del gruppo pittori di via Bagutta e del Naviglio. Opera in Toscana, dove è
attiva in numerosi programmi d’arte, mostre personali e collettive.