Le
sculture di Gabriele Fiocco ci conducono esclusivamente lungo un
percorso di utilità del rifiuto attraverso la sua ricerca progettuale del
compostificio. Le foglie, i rifiuti organici, si trasformano grazie alle sue
compostiere, realizzate sempre in parte con materiali di riciclo, recuperati
dalle strade, dai bordi dei fiumi, dal retrobottega di aziende. Colorati in
maniera grezza, rigorosamente con acrilici e smalti naturali, sono strutturate
anche per apparire come elementi d’arredo, di design. Le foglie quando cadono
si tramutano in compost che è possibile così utilizzare per dare una nuova vita
alla terra di un giardino. Presenti in mostra anche modellini e disegni
stilizzati delle sue originali compostiere.
Inaugurazione 2 settembre, ore 19.00
Fino al 15 settembre 2016
Spazio Raw
C.so di Porta ticinese 69, Milano
http://info@spazioraw.it
0249436719
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Il Progetto del Compostificio di Gabriele Fiocco (Napoli, 14 settembre
1979) nasce dall’emergenza rifiuti a Napoli del 2008. « Il Compostificio nasce
dall’accatasto. C’erano montagne di rifiuti, in mezzo ad essi c’erano gli
organici, ovvero l’umido, le foglie, gli scarti frutta e verdura, la cenere
delle pizzerie, il caffè. Tantissime cose preziosissime vengono buttate,
finiscono in mezzo alla plastica, fanno danni abnormi». Sicuramente l’idea è stata messa a punto, inoltre, grazie alle sue
esperienze avvenute all’interno del Trasformatoio, una bottega che lo stesso
autore aveva aperto a Napoli in quegli anni, frequentata oltre che da amici, i
quali prendevano parte alla creazione di oggetti originali, anche da Riccardo
Dalisi, architetto e designer precursore dell’arte povera. «Dalisi, durante gli anni ’70, ’80 ha fatto lavori importanti sia in strada,
sia con alcuni artigiani di Napoli, con i quali ha seguito una ricerca di
design artigianale, con materiali poverissimi, i materiali di scarto. Ci ha
insegnato molto. – racconta Fiocco - Abbiamo praticato esercizi di creazione
collettivi. In quel caso, si è realizzata in maniera un pochino esponenziale
questo concetto della composizione, di una composizione libera, perché ognuno
partecipava a queste costruzioni in una maniera spontanea. Il risultato era un
risultato collettivo più ricco, che assomiglia molto alla differenza che si
instaura tra il comporre l’ambiente e quello di ordinarlo”. L’autore così
inizia a dare vita alle compostiere, contenitori dove poter sistemare i
rifiuti. Infatti si rende conto che dando un destino diverso alla stessa
materia si poteva «creare la vita, arricchire il terreno, nutrire le piante
e quindi nutrire la nostra vita». Come afferma Gabriele
Fiocco «Questo è un concetto meraviglioso” e merita molta attenzione. Dalle
eleganti fattezze, realizzate con materiale di riciclo e colorate con vernici
naturali, tra acrilici e smalti, prodotti da alcune specifiche aziende, sono
sicuramente anche elementi d’arredo e design. Incredibile pensare come tutto
possa cambiare se gli stessi elementi vengono posizionati in contenitori
differenti. «Quindi si potrebbe pensare che sia una questione di ordine, tra virgolette.
L’ordine, però, lungo questo percorso, viene subito rinnegato, perché l’ordine
è un’imposizione, non c’è libertà, comunicazione. Paradossalmente la soluzione
del compostificio avviene dal caos, non viene dall’ordine. Perché l’’ordine non
è stato uno stimolo per trovare una soluzione, il caos si. Per trovare una
soluzione io parto da qualsiasi condizione considerata anche la più caotica, da
momenti di pura emergenza, dal casino totale. Il compostificio non è l’ordine
del caos, ma è una composizione. Da tutto ciò che creo nasce una composizione,
non l’ordine stesso… Dunque io creo dal disordine». A livello filosofico, il
caos viene definito “abisso sbadigliante”, quella condizione di completo
disordine che antecede la nascita del mondo. Anche Kant se ne servì, per
rappresentare lo stato originario della materia dal quale si sono poi creati i
mondi. Dal caos nasce la vita anche nel progetto del compostificio. Il tema del
recupero è oggi una problematica importante, molto dibattuta. Seguendo la
ricerca di questo giovane artista si evince che: «Il mio
lavoro non è sul contenuto, ma sul contenitore. Il contenuto, dipende dal
contenitore… gli stessi elementi messi nella plastica creano la morte…una
buccia di mela, insieme alla foglia di insalata se vengono messe in un
sacchetto di plastica e vengono sbattuti in una discarica, subiscono una
trasformazione in assenza di ossigeno. Quella roba crea una proliferazione
batterica dannosa, inquina l’aria e le falde acquifere… e sono poi quelle cose
che creano i tumori, le malattie. Ci avvelenano praticamente, avvelenano le
piante, il terreno, gli animali. Le stesse cose, e qui c’è l’opportunità che
sta a noi e al contenitore… quelle stesse cose messe in una compostiera, con
del terreno e con delle foglie, in un mix corretto di proporzioni, diventano
concime. La suddetta materia viene digerita dagli microrganismi e diventa
terreno. Se mescolata in quantità giuste fra cose secche e cose umide
assomiglierà molto, anche a livello di profumo, al sottobosco… La manovella che accompagna il design
dell’opera stessa è un elemento che coinvolge chi si avvicina a questi
contenitori in una maniera cognitiva. Osserverà la materia all’interno della
compostiera e curerà con maggiore attenzione il risultato. Nel contenitore
giusto non è roba di cui schifarsi».
Biografia
Dopo
gli studi svolti a Perugia in comunicazione pubblicitaria, si dedica a
istallazioni, prototipi e incursioni urbane, disegno, composizioni artistiche,
sculture, costruzioni in legno e acciaio, design artigianale, azioni di
comunicazione o d'arredo urbano. A
Napoli dopo aver assistito Riccardo Dalisi nel progetto Università Volante (in
collaborazione con Tam Tam Tam di Alessandro Guerriero e Alessandro Mendini),
ha approfondito la passione per il disegno libero, la costruzione senza
fissaggio, gli esercizi di creatività di gruppo, il design. Dopo il
Trasformatoio a Napoli (visibile la pagina su facebook) si dedico stabilmente
al design perché considera gli oggetti come mezzi di comunicazione utili alla
risoluzione di vere problematiche sociali, con il progetto Compostificio (vedi
www.compostificio.it e pagina facebook). A Milano come a Napoli collabora con
diverse associazioni legate al tema del design del riciclo, della “decrescita”,
del riuso temporaneo degli spazi pubblici. Espone
alcuni prototipi di compostiere d'arredo nell'VIII edizione del Triennale
Design Museum di Milano curato da Célant in collaborazione con Silvana
Annicchiarico.
Ha in corso la progettazione di compostiere didattiche per scuole e d'arredo urbano in collaborazione con un’azienda di Torino. Inoltre propone laboratori di trasformazione degli scarti organici e stimolazione immaginativa, rivolti ai bambini di scuole elementari e medie. Cerca d'imparare dalle sue compostiere a trasformare i limiti in opportunità.
Link Video : https://www.facebook.com/spazioRAW-153291728071019/videos
Ha in corso la progettazione di compostiere didattiche per scuole e d'arredo urbano in collaborazione con un’azienda di Torino. Inoltre propone laboratori di trasformazione degli scarti organici e stimolazione immaginativa, rivolti ai bambini di scuole elementari e medie. Cerca d'imparare dalle sue compostiere a trasformare i limiti in opportunità.
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