Inoltrandosi
nella materia con la profondità dell’anima, Chiara Maresca ne cattura
l’essenza. Attraverso uno stile prettamente astratto, con l’uso e
l’accostamento di tecniche ed elementi differenti, come stoffe, carta, bottoni,
cristalli, sabbia, fibre, legno, questa artista napoletana, coniuga «fisicità e spiritualità, realtà e sogno». In una selezione di opere realizzate tra il
2011 e il 2016, seguiamo il suo percorso estetico fomentato dal suo amore per
la materia. «Il mio amore per la
materia è indiscusso e nasce dal bisogno di conoscere il mondo che mi circonda
attraverso tutti i miei sensi e di reinventarlo, nella creazione di un'opera
d'arte, non solo attraverso le emozioni, che tendono ad idealizzare la realtà
del sentimento, ma anche attraverso l'istinto ed il contatto fisico. – racconta
Chiara - Ho sviluppato, perciò, una sorta di "filosofia del
contatto", ricca di mistero e di suggestione, di sensualità fortemente
sublimata che soddisfi il bisogno di comunicare anche coi sensi e di instaurare
con l'elemento / oggetto, col quale mi rapporto nella creazione di un'opera
d'arte, una partecipazione attiva, determinante per la composizione stessa». Meditativa e colta crede nella
forza e nel potere della natura, raffigurandola assai spesso nel particolare,
come vista da una lente d’ingrandimento. Un invito ad addentrarsi nel vivo di
un’”Ametista” o di una “Aragonite”, al centro di un ruscello d’acqua volando su
una colomba, tra le lacrime all’interno delle crepe di un albero…
Inaugurazione 17 settembre 2016
Ore 18.30 –21.30
Fino al 29 settembre 2016
Spazio Libero
Alzaia Naviglio Pavese 8, Milano
Da lun. a ven. dalle 16.00 alle 19.30
La pittura di Chiara Maresca ruota attorno a termini quali
essenza, emozione, musica, colore, luce, materia, ricordo.
L’essenza delle cose si nasconde dietro alla musicalità
data dal silenzio in Chiara Maresca. L’atteggiamento mistico con cui mira
all’oggetto rende le sue opere respiri di vita. Cosa c’è più essenziale di un
respiro? L’essenza stessa della vita risiede nel respiro: nell’impercettibilità
del suo suono, nel suo odore quasi inesistente, nell’incredibile leggerezza del
suo corso. L’autrice sembra catturare il primo respiro della materia vivente,
il suo battito più intimo, il suono segreto che si cela nel silenzioso apparire
delle immagini del reale. Per questo l’astrattismo è il suo modo di
rappresentare ciò che vede. Osservando le sue creazioni si evince che in lei l’essenza
non è verità assoluta. «Nell’arte non
esiste una verità ultima, ma ciò che si mostra è sempre una visione soggettiva», sottolinea l’artista. La sua descrizione del
reale «è un discorso che conduce alla
cosa attraverso le impronte di essa»,
così come concepivano gli stoici la problematica linguistica inerente al
termine Essenza, ma considerando questo ragionamento su un piano puramente
personale. Senz’altro è così, quando si guarda all’essenza da un punto di vista
puramente rappresentativo. Seguendo il lungo dibattito sul vero significato del
termine Essenza, avvenuto nel corso dell’evoluzione del percorso filosofico, è
possibile comunque addentrarsi nella comprensione della poetica di Chiara
Maresca, se si pensa però alle sue opere come specchi di una sua sensibilità
interiore. Aristotele, per esempio, definiva l’Essenza come «La sostanza stessa considerata a parte dal suo
aspetto materiale». Così Chiara affronta
la realtà, raffigurando l’astratto. In Plotino si stabilisce un’uguaglianza
reciproca dei termini essenza e sostanza, il quale la attribuisce «allo stato delle cose nel mondo intellegibile,
cioè nel nous divino, ma non solo a tale stato».
Qui, egli afferma «tutto è nell’unità,
sono identici la cosa e il perché della cosa».
È possibile dire contemporaneamente che disegnando Chiara deduce la quiddità,
un’altra variazione dello stesso termine che stiamo analizzando, “quod quid
erat esse”, ciò per cui qualcosa è ciò che è. Per S.Tommaso la quiddità è anche
chiamata forma o natura. L’essenza per Husserl contrassegna «ciò che si trova nell’essere proprio di un
individuo come suo quid», ma considerando
che ogni tale quid può essere messo in idea. L’oggetto intuito risulterà
l’equivalente della Essenza pura o eidos. A tale Essenza ci si arriva
attraverso un atto di intuizione che è similare al percepire sensibile.
Quest’ultima è sicuramente la visione moderna dell’Essenza sostanziale
aristotelica. Dunque ritornando a Chiara, la sua intuizione nasce
dall’emozione. In sintesi, trascendendo la realtà, con l’astrattismo, raggiunge
l’essenza, intuendola attraverso l’emozione. «Di
fronte a qualunque cosa, uno spettacolo della natura, l’incontro con una
persona, ecc… la prima reazione è sempre di carattere irrazionale, emotiva, non
è mai razionale. Cosa devo fare io attraverso l’arte? Tradurre l’emozione che
prescinde la realtà; perché se due persone diverse rivolgono lo sguardo a una
stessa cosa oggettivamente identica, non la vedono nello stesso modo. Il primo
può essere colpito da una forma, l’altro da un profumo… - racconta Chiara
Maresca - L’idea di fare l’astratto e
non il figurativo, mi viene da questo. Io vorrei essere il meno possibile
descrittiva per legare l’arte a questo concetto: l’arte è emozione,
spiritualità». Emozione per Chiara
significa: «Provare un senso di
scuotimento, una reazione emotiva… che può essere dolorosa o di felicità, ma
sempre una dimensione altra, al di là della dimensione dell’ovvietà, della
banalità del quotidiano… una vibrazione dell’anima, qualcosa che mi fa vibrare,
che mi fa sentire viva».
Pianista
e compositrice, oltre che pittrice Chiara Maresca, eclettica e profonda,
percepisce tra le arti un’influenza reciproca. «Musica
è respiro, gioia, conoscenza di sé, scavare nell’anima propria e altrui, questo
è indispensabile per essere un pittore. – spiega l’autrice - È chiaro che se
fai tutte due le cose, le cose convergono l’una nell’altra. Musica è movimento
e quando dipingo queste tavole, io mi devo concentrare, perché con le mani mi
muovo, danzo, metto il colore in una maniera particolare. Musica è scenografia,
non a caso c’è musica fatta per la danza e per la pittura; la danza prevede
l’unione di scenografia quindi di pittura, di musica, di movimento, di storie; basti
pensare all’opera». Secondo Schopenhauer,
mentre l’arte in generale è l’oggettivazione della Volontà di vivere in tipi o
forme universali che ciascun arte riproduce a suo modo, la Musica è rivelazione
immediata o diretta della stessa Volontà di vivere. Con i Pitagorici nasce la
dottrina della Musica come scienza dell’armonia e dell’armonia come ordine
divino del cosmo. Lo stesso Dante cattura questa interpretazione facendola sua,
arrivando a paragonare la Musica al pianeta Marte, poiché è “la più bella
relazione”, ovvero armonia, essendo al centro degli altri pianeti e ed è il più
caloroso, in quanto il suo calore è paragonabile a quello del fuoco, onorandolo
così di un carattere cosmico. Osservando le
opere della Maresca traspare una sorta di melodicità silente, che genera
una serenità interiore. Un’opera che rappresenta al meglio questo punto è la
tavola intitolata ”Saline del deserto”, deserto peruviano di Atacama. «Qui fiorisce la malva durante la primavera,
fiorisce e diventa tutto rosa. – spiga la Maresca - Il silenzio non esiste, ma
il silenzio che possiamo ascoltare è musica, musica che non abbiamo creato noi.
Come il frusciare dato dalle foglie…». Quando
dipinge ama ascoltare compositori come Mozart, Bach, Puccini, Stravinsky, John Cage, poiché
ognuno di essi riesce a dare un messaggio significativo che arriva nel
profondo. Certamente ascoltare Chiara parlare di musica è molto interessante. «Mozart è il primo in assoluto. Lui
è l’artista che raggruppa in sé profondità e leggerezza. la purezza è
fondamentale. Ci sono alcuni spartiti, sonate, che porto sempre di esempio,
“Tema e variazioni”. Ci sono solo tre righe che si replicano in una
paginetta. Tre note su e tre sotto, ma
lì c’è tutto: melodia, armonia… è il puro per eccellenza, di una profondità
straordinaria. – illustra Chiara - Bach è il musicista colto, quello che sapeva
sviluppare i temi, maestro del contrappunto per eccellenza… Puccini, è leggero
e nello stesso tempo profondo. Ha scritto opere straordinarie, soprattutto
quelle della sua gioventù… perché sono
fresche. Si piange, ci si commuove quando si va a vedere la Bohème,
Madama butterfly… Stravinsky, è stato avvicinato a Picasso. Ha seguito anche lo
stesso percorso di cambiamenti e novità. Quando lui è diventato cubista, lui ha
scritto la sagra della primavera. Poi è diventato neoclassico quando anche
Picasso è diventato neoclassico. John Cage invece ha stravolto il concetto di
musica: musica come rumore, come silenzio… Ha scritto questo libro che si
chiama “Il silenzio”. Lui registrava ad esempio il silenzio nei boschi».
Conoscere
un artista in tutto e per tutto, significa comprendere il suo messaggio fino in
fondo. Pittura e musica in lei sembrano sposarsi attraverso l’unione di tecnica,
colorazione e materia. Altri temi da affrontare riguardano l’importanza del
colore e della materia nella sua vita. Nata a Napoli rimane ancorata alle sue
radici a livello estetico. Racconta: «La
vita è colore; il bianco e nero mi piace poco, è elegante ma mi piace molto
poco. In questo senso, la napoletanità, il bisogno che abbiamo noi di luce,
sole, riflessi, della solarità… ci deriva dal nostro essere nati in luogo
anziché in un altro». Ed Ancora: «Nelle
mie creazioni artistiche, accostamenti particolari di tecniche e materiali, usati
con grande libertà di espressione, rivestono un ruolo importante e
significativo nella costruzione dell'opera e contribuiscono all'elaborazione di
una personalissima sintassi linguistica. Stoffe, carta, resine, bottoni, cristalli,
sabbia, elementi botanici, fibre, legno…dialogano con elementi più propriamente
pittorici in un sottile gioco di rimandi reciproci. E rivelano uno dei dati
essenziali della mia poetica: coniugare manualità ed astrazione, fisicità e
spiritualità, realtà e sogno. Il ricordo e la riflessione sono il collante che
racchiude ed unifica il flusso narrativo. Il colore e la luce ne sono gli
strumenti rappresentativi».
Quindi avventurarsi nella
comprensione del valore della Materia, sarà un passo decisivo verso la
conoscenza del lavoro di questa pittrice napoletana. Mi sembra utile
sottolineare, riflettendo sul pensiero espresso dall’artista che secondo
Avicebron, poeta e filosofo, anche le cose spirituali sono composte di materia
e forma. Aristotele identificando la materia con la potenza spiega: «Tutte le cose prodotte sia dalla
natura che dall’arte hanno materia giacché la possibilità che ha ciascuna di
essere o non essere, questa è, per ciascuna di esse, la sua materia».
Secondo Chiara Maresca: «Il mio amore per la materia è
indiscusso e nasce dal bisogno di conoscere il mondo che mi circonda attraverso
tutti i miei sensi e di reinventarlo, nella creazione di un'opera d'arte, non
solo attraverso le emozioni, che tendono ad idealizzare la realtà del sentimento,
ma anche attraverso l'istinto ed il contatto fisico. Ho sviluppato, perciò, una
sorta di "filosofia del contatto", ricca di mistero e di suggestione,
di sensualità fortemente sublimata che soddisfi il bisogno di comunicare anche
coi sensi e di instaurare con l'elemento / oggetto, col quale mi rapporto nella
creazione di un'opera d'arte, una partecipazione attiva, determinante per la
composizione stessa. L'idea (l'emozione, il ricordo) ed il lavoro (esperienza,
tatto) in funzione reciproca, conferiscono dunque, al lavoro unità di spazio e
di parola. La scelta nell'equilibrio tra le parti è la misura della VERITA' di
ogni opera, è dare un significato ad ogni esperienza, di volta in volta, senza
preconcetti, lasciandosi guidare dall'istinto, appunto, e dalla memoria».
SONO SENZA PAROLE...
RispondiEliminaBrava Zia!
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