All’interno dell’Oratorio
della Passione di S.Ambrogio (Piazza Sant'Ambrogio 15, Milano) si
presenta la personale di Chiara Maresca,
dal 5 al 13 settembre 2018. Risulta subito evidente la sua capacità di
attraversare la materia per coglierne l’essenza. L’armonia che si cela dietro
al silenzio è il passepartout che le permette di comprendere
l’identità delle cose. Il misticismo con cui approccia al suo lavoro le consente
di ascoltare il sussurro primordiale dei corpi materici. Realizzando astratti,
si serve di stili e elementi vari, come tessuti, carta, bottoni, sabbia, legno,
fibre.
L’uso
di colorazioni accese è uno dei
tratti distintivi di questa artista napoletana.
«La vita è colore; il bianco e
nero mi piace poco, è elegante ma mi piace molto poco. In questo senso, la
napoletanità, il bisogno che abbiamo noi di luce, sole, riflessi, della
solarità… ci deriva dal nostro essere nati in luogo anziché in un altro». Un altro punto fondamentale per comprendere l’atto
pittorico della Maresca sono le modalità con cui crea: «coniugare
manualità ed astrazione, fisicità e spiritualità, realtà e sogno. Il ricordo e
la riflessione sono il collante che racchiude ed unifica il flusso narrativo.
Il colore e la luce ne sono gli strumenti rappresentativi».
Opere dal
2011 al 2018. La natura rimane uno dei suoi soggetti
principali… come quando affronta il tema delle profonde cicatrici lasciate
dalla mano dell’uomo sul pianeta terra e ci racconta, sulle tele, le lacrime di
una corteccia d’albero, l’hevea, ferita a morte nella foresta peruviana per
estrarne il caucciù o di un’Amazzonia
sofferente spesso stravolta nel suo assetto geografico, piegata dalla siccità a
causa dell’avvelenamento e di arbitrarie deviazioni dei corsi dei fiumi.
Testo critico
L’essenzialità pittorica di Chiara Maresca
L a pittura di
Chiara Maresca ruota attorno a termini quali essenza, emozione, musica, colore,
luce, materia, ricordo.
L’essenza delle
cose si nasconde dietro alla musicalità data dal silenzio in Chiara Maresca.
L’atteggiamento mistico con cui mira all’oggetto rende le sue opere respiri di
vita. Cosa c’è più essenziale di un respiro? L’essenza stessa della vita
risiede nel respiro: nell’impercettibilità del suo suono, nel suo odore quasi
inesistente, nell’incredibile leggerezza del suo corso.
L’autrice sembra
catturare il primo respiro della materia vivente, il suo battito più intimo, il
suono segreto che si cela nel silenzioso apparire delle immagini del reale. Per
questo l’astrattismo è il suo modo di rappresentare ciò che vede. Osservando le
sue creazioni si evince che in lei l’essenza non è verità assoluta. «Nell’arte
non esiste una verità ultima, ma ciò che si mostra è sempre una visione
soggettiva», sottolinea l’artista. La sua descrizione del reale «è un discorso
che conduce alla cosa attraverso le impronte di essa», così come concepivano
gli stoici la problematica linguistica inerente al termine Essenza, ma
considerando questo ragionamento su un piano puramente personale. Senz’altro è
così, quando si guarda all’essenza da un punto di vista puramente
rappresentativo.
Seguendo il lungo
dibattito sul vero significato del termine Essenza,
avvenuto nel
corso dell’evoluzione del percorso filosofico, è possibile
comunque
addentrarsi nella comprensione della poetica di Chiara
Maresca, se si
pensa però alle sue opere come specchi di una sua sensibilità interiore.
Aristotele, per esempio, definiva l’Essenza come «La sostanza stessa
considerata a parte dal suo aspetto materiale». Così Chiara affronta la realtà,
raffigurando l’astratto. In Plotino si stabilisce un’uguaglianza reciproca dei
termini essenza e sostanza, che egli attribuisce «allo stato delle cose nel
mondo intellegibile, cioè nel nous divino, ma non solo a tale stato». Qui, egli
afferma «tutto è nell’unità, sono identici la cosa e il perché della cosa». È
possibile dire contemporaneamente che disegnando Chiara deduce la quiddità,
un’altra variazione dello stesso termine che stiamo analizzando, “quod quid
erat esse”, ciò per cui qualcosa è ciò che è. Per S.Tommaso la quiddità è anche
chiamata forma o natura. L’essenza per Husserl contrassegna «ciò che si trova
nell’essere proprio di un individuo come suo quid», ma considerando
che ogni tale
quid può essere messo in idea. L’oggetto intuito risulterà
l’equivalente
della Essenza pura o eidos. A tale Essenza ci si arriva
attraverso un
atto di intuizione che è similare al percepire sensibile.
Quest’ultima è
sicuramente la visione moderna dell’Essenza sostanziale aristotelica. Dunque
ritornando a Chiara, la sua intuizione nasce dall’emozione. In sintesi,
trascendendo la realtà, con l’astrattismo, raggiunge l’essenza, intuendola
attraverso il sentimento... «Cosa devo fare io attraverso l’arte? Tradurre
l’emozione che prescinde la realtà: nessuno di noi infatti vede in modo
identico ciò che si apre al suo sguardo, nessuno resta affascinato con le
stesse modalità da un paesaggio, da una moderna costruzione, da una scena
d’amore o giudica attraente una stessa persona - racconta Chiara Maresca - L’idea
di previlegiare l’astratto e non il figurativo nasce in me proprio dallo
stupore con cui osservo il mondo che mi circonda privilegiandone il valore
della spiritualità, una vibrazione dell’anima, qualcosa che scuote, che mi fa
sentire viva».
Pianista e compositrice,
oltre che pittrice Chiara Maresca, eclettica e
profonda,
percepisce tra le arti un’influenza reciproca. «Musica è respiro, gioia,
conoscenza di sé, scavare nell’anima propria e altrui, ma ciò è indispensabile
anche per essere un pittore. – spiega l’autrice - Musica è movimento. Quando
dipingo mi concentro moltissimo e tocco tutto ciò che per me è strumento di
lavoro. Con le mani mi muovo, danzo, metto il colore in questa o quest’altra
sequenza particolare. Musica è danza. E la danza unisce scenografia, pittura,
musica, movimento e storie; basti pensare all’opera lirica». Secondo
Schopenhauer, mentre l’arte in generale è l’oggettivazione della Volontà di
vivere in tipi o forme universali che ciascun arte riproduce a suo modo, la
Musica è rivelazione immediata o diretta della stessa Volontà di vivere. Con i
Pitagorici nasce la dottrina della Musica come scienza dell’armonia e
dell’armonia come ordine divino del cosmo. Lo stesso Dante cattura questa
interpretazione facendola sua, arrivando a paragonare la Musica al pianeta
Marte, poiché è “la più bella relazione”, ovvero armonia, essendo al centro
degli altri pianeti e ed è il più caloroso, in quanto il suo calore è
paragonabile a quello del fuoco, onorandolo così di un carattere cosmico.
Osservando le opere della Maresca traspare una sorta di melodicità silente, che
genera una serenità interiore. Un’opera che rappresenta al meglio questo punto
è la tavola intitolata ”La malva veste di rosa le saline di
Atacama”. «Qui
nel deserto fiorisce la malva durante la primavera e il mondo diventa
fantasticamente irreale. – spiega la Maresca - Il silenzio, in realtà, non
esiste: il silenzio è musica, perché è musica tutto ciò che intono a noi vibra
e risuona». Quando dipinge ama ascoltare compositori come Mozart, Bach,
Puccini, Stravinsky, John Cage, poiché ognuno di essi riesce a dare un
messaggio significativo che arriva nel profondo. Certamente ascoltare Chiara
parlare di musica è molto interessante. «Mozart è il primo in assoluto. Lui è
l’artista che
riunisce in sé profondità e leggerezza. La purezza fondamentale. Ci sono alcuni
spartiti, sonate, che porto sempre di esempio, “Tema e variazioni”. Ci sono
solo tre righe che si replicano in una paginetta.
Tre note su e tre
sotto, ma lì c’è tutto: melodia, armonia… è il puro per
eccellenza, di
una profondità straordinaria. – illustra Chiara - Bach è il musicista colto,
quello che sapeva sviluppare i temi, maestro del
contrappunto…
Puccini, è leggero e nello stesso tempo profondo. Ha scritto opere
straordinarie, soprattutto quelle della sua gioventù… perché sono fresche. Si
piange, ci si commuove quando si va a vedere la Bohème, Madama butterfly…
Stravinsky, è stato avvicinato a Picasso. Ha seguito anche lo stesso percorso
di cambiamenti e novità. Quando lui è diventato cubista, lui ha scritto la
Sagra della primavera. Poi è diventato neoclassico quando anche Picasso è
diventato neoclassico. John Cage invece ha stravolto il concetto di
musica: musica
come rumore, come silenzio… Ha scritto questo libro che si chiama “Il
silenzio”. Lui registrava ad esempio il silenzio nei boschi».
Conoscere un
artista in tutto e per tutto, significa comprendere il suo
messaggio fino in
fondo. Pittura e musica in lei sembrano sposarsi attraverso l’unione di
tecnica, colorazione e materia. Altri temi da affrontare riguardano
l’importanza del colore e della materia nella sua vita. Nata a Napoli rimane
ancorata alle sue radici a livello estetico. Racconta: «La vita è colore; il
bianco e nero mi piace poco, è elegante ma mi piace molto poco. In questo
senso, la napoletanità svolge un ruolo fondamentale nelle mie scelte estetiche.
Il bisogno che abbiamo noi, figli del sud, di luce, sole, riflessi …
deriva dal nostro
essere nati in luogo anziché in un altro». Ed Ancora: «Nelle mie creazioni artistiche,
accostamenti particolari di tecniche e materiali, usati con grande libertà di
espressione, rivestono un ruolo importante e significativo nella costruzione
dell'opera e contribuiscono all'elaborazione di una personalissima sintassi
linguistica. Stoffe, carta, resine, bottoni, cristalli, sabbia, elementi
botanici, fibre, legno…dialogano con elementi più propriamente pittorici in un
sottile gioco di rimandi reciproci. E rivelano
uno dei dati
essenziali della mia poetica: coniugare manualità ed astrazione, fisicità e
spiritualità, realtà e sogno. Il ricordo e la riflessione sono il collante che
racchiude ed unifica il flusso narrativo. Il colore e la luce ne sono gli
strumenti rappresentativi».
Quindi
avventurarsi nella comprensione del valore della Materia, sarà un passo
decisivo verso la conoscenza del lavoro di questa pittrice napoletana.
Mi sembra utile
sottolineare, riflettendo sul pensiero espresso dall’artista che secondo
Avicebron, poeta e filosofo, anche le cose spirituali sono composte di materia
e forma. Aristotele identificando la materia con la potenza spiega: «Tutte le
cose prodotte sia dalla natura che dall’arte hanno materia giacché la
possibilità che ha ciascuna di essere o non essere, questa è, per ciascuna di
esse, la sua materia».
Secondo Chiara Maresca: «Il mio amore per la
materia è indiscusso. Nasce dal bisogno di conoscere il mondo che mi circonda
attraverso tutti i miei sensi per poi reinventarlo, nella creazione dell’opera
d'arte, non solo attraverso le emozioni, che tendono ad idealizzare la realtà
del sentimento, ma anche attraverso l'istinto ed il contatto fisico. Ho
sviluppato, perciò, negli anni una sorta di "filosofia del contatto",
ricca di mistero e di suggestione, di sensualità fortemente sublimata che soddisfi
il bisogno di comunicare anche coi sensi e che instauri con l'elemento /
oggetto, col quale mi rapporto nella creazione artistica, una partecipazione
attiva, determinante per la composizione stessa. L'idea (l'emozione, il
ricordo) ed il lavoro (esperienza, tatto) in funzione reciproca, conferiscono
dunque, al lavoro unità di spazio e di parola. La scelta nell'equilibrio tra le
parti è la misura della VERITA' di ogni opera, è dare un significato ad ogni
esperienza, di volta in volta, senza preconcetti, lasciandosi guidare
dall'istinto, appunto, e dalla me
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