“Simbologie e
metamorfosi” sarà visibile dal 25 ottobre al 4 novembre 2019 all’interno dello
Studio Mitti (Via Alzaia Naviglio Grande 4, Milano)
La simbologia
primordiale degli arcani maggiori
Da
un’intuizione di Bruno Papalia (Locri, ’66), nascono ventidue arcani maggiori,
realizzati con pennarelli colorati su cartoncino: in A3, singolarmente o in un
mazzo intero di discrete dimensioni dentro un sacchetto di velluto. Essenziali,
neutrali, simbolicamente primordiali, essi colgono il nucleo dell’elemento
rappresentato. Il percorso dello sguardo guidato dal disegno e letteralmente
dalle parole ad esso abbinate è un viaggio dentro se stessi, nell’anima, nel
cuore. «Ogni carta è nata in ordine
sparso nel momento in cui l’ho creata. – racconta Bruno Papalia, pranoterapeuta
ed artista – La prima carta che ho sentito di
dover realizzare è stata l’eremita; è diverso da tutti gli eremiti che
trovi in giro, come del resto tutto il mazzo di carte si distingue dagli altri
in circolazione. Il mio desiderio era quello di tornare
all’origine del principio poiché il messaggio ha più forza nella sua
manifestazione. Oltre al disegno, scrivo una
frase che ne raccoglie il senso e il significato.» Del resto, anche dentro di noi risiede un nocciolo che
specifica la nostra natura di individuo, un nucleo che non cambia nel corso del
tempo, ma che può essere solo occultato o portato fuori, esprimendo il nostro
sé più vero. Sibillini, i suoi tarocchi possono essere sfogliati come fossero
le pagine di un libro che si prefiggono di riferirci di cosa in quel momento
necessitiamo. «”L’Eremita” è ricerca, volontà
di andare verso lo spirito, di trovare una propria individualità, una
spiritualità. – spiega Bruno – “La ruota della Fortuna” è ciò che noi
abbiamo la forza di realizzare, perché ogni cosa dipende dalla nostra azione;
“La Stella” rappresenta la forza femminile, generatrice. Nel disegno si notano
due anfore, una delle quali sembra che versi dell’acqua e l’altra che la
prenda, poiché vi è uno scambio equilibrato di energie tra l’esterno e
l’interno.» Nella carta degli
“Innamorati” si distinguono due figure che paiono entrambe femminili: Bruno
Papalia ha cercato di esprimere la potenza creatrice della donna che si
sprigiona in tutto, non solo nell’amore. Il sole che spicca in alto è come una
benedizione del cielo, un’apertura verso il divino.
L’inconscio pittorico di
Laura Martucci
Laura Martucci
(Roma ’82) ci presenta le sue opere a tecnica mista che tendono al mistero, al
sogno, come viaggi onirici nella nebbia, una serie che fa parte di una sua
ricerca personale. Nonostante la maggior parte delle opere di questo ciclo
siano state realizzate con colori scuri, ne compare una in particolare dove la
luce gioca con le ombre e nel contempo l’astratto si affianca al figurativo,
come se in questo lavoro opera si vedesse il suo percorso dirigersi verso nuove
sperimentazioni di stile: una porta, un confine tra due mondi interiori. Da
questo dipinto che prende spunto sia dal periodo cubista che da quello
surrealista, s’intravede anche quel senso dell’oscuro dove nascono le paure, le
angosce dell’uomo e dove dormono gli scheletri che ci appartengono. «Dal contrasto che emerge dal sorgere della luce e le figure
poste nell’ombra si coglie la speranza, la gioia da una parte e dall’altra il
sentimento della perdita della fede, le ferite delle persone che ci dovrebbero
amare, l’abbandono, quella crepa che si forma nel dolore della propria
intimità. – racconta l’artista - Come se ci si guardasse allo specchio e ci si
vedesse deformati! Ed allora… un angelo si perde tra le lacrime…» Sul filone di quelle di Odilon Redon, le altre
opere catturano l’attenzione per il loro messaggio introspettivo dove ai fini
di una corretta comprensione, la simbologia gioca un ruolo privilegiato,
nell’associarsi di più immagini: teste, corpi sconosciuti, figure di animale si
sporgono dalla tela per comunicarci una verità. «Il nostro viso è come una maschera e se una persona vuole
riesce a nascondere quello che c’è dentro. Un viso sorride ma magari sta
bruciando internamente. – spiega Laura – Le ombre malvagie che ci seguono, sono
coloro che ci hanno fatto del male. Il coniglio rappresenta il tempo che passa
e s’ispira ad “Alice nel paese delle meraviglie”; il corvo la morte. La donna
sono io stessa, nella mia incompletezza, lungo una ricerca costante.»
Dal 25 ottobre al 4 novembre 2019
Inaugurazione 25 ottobre, dalle 18.30
A cura di Valentina Cavera
Studio Mitti
Via
Alzaia Naviglio Grande 4, Milano
Orari
galleria: Da lunedì a sabato dalle 15.30 alle 20.30
Domenica
e Festivi dalle 10.00 alle 20.30
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