lunedì 27 maggio 2019

Il profumo del realismo


Il profumo del realismo si sprigiona in una collettiva che unisce un’iperrealista, Maria Gattu, due della scuola realista, Elisabetta Cocco e Maria Caterina Mariano.

I paesaggi subacquei di Elisabetta Cocco



Elisabetta Cocco (Catania, ’46) è l’artista che dipinge il mare nella sua veridicità, fino a superarla quando cercando di ingrandire alcuni particolari che lo caratterizzano, come fissati con una lente d’ingrandimento, sperimenta l’astratto: ed allora le colorazioni dei sottofondi marini, dell’acqua salata, spumeggiante, le tinte sfarzose dei coralli, quelle verdeggianti delle alghe e di tutto ciò che dimora nel fondo sommergono la forma, giungendo all’essenza. Utilizzando la tecnica a spatola con i colori ad olio nascono dapprima paesaggi colpiti dai riflessi marini e successivamente le visioni subacquee dei fondali. «Sono autodidatta e amo sperimentare nuove tecniche tanto che gli ultimi paesaggi li ho colorati con le dita senza utilizzare i pennelli. Per la creazione dei fondali mi sono documentata attraverso numerosi testi. – racconta questa artista siciliana - Utilizzo anche la tecnica del fluid paint: i colori acrilici uniti con alcuni pigmenti diventano fluidi e non si mischiano fra di loro. In questo modo si ottengono effetti fantastici!». Vissuta in Sardegna, (a Sassari ed in seguito ad Olbia), fin dall’età di tre anni si è innamorata della pittura sin da bambina, facendola sua nella crescita: un realismo che ti porta anche dove l’occhio fatica a vedere, in un mondo dove la parola diventa superflua. 

Il realismo d’epoca e del quotidiano di Maria Caterina Mariano

Per Maria Caterina Mariano (Olbia, ’47), (Presidente dell’Artemisia International Gallery), l’arte è riproduzione, imitazione del reale. Mimesi accurata della natura o di quegli oggetti posti in essere dall’uomo e resi autonomi in quanto cose tra le cose. Il suo gesto pittorico si celebra attraverso l’uso del pennello, dal vivo, dinanzi a ciò che vuole rappresentare, oltre che nel privato, servendosi di apposite diapositive da proiettare su una parete, al fine di completare il lavoro: forse un paesaggio colpito dal vento, delle “Rocce come sculture”, dal titolo di una sua opera, oppure un gioco di luci colto in un cielo che s’illumina dell’alba di un paesaggio della sua terra… o ancora la rappresentazione simbolica della ripresa dell’Italia degli anni ’50, mentre una ragazza posa dinanzi ad una macchina d’epoca.
Il realismo per Maria Caterina è tutto ciò che accade: «Dipingo ciò che mi attrae esprimendo proprio le cose reali. Il reale sono me stessa e quello che vedo.» La bellezza in lei è il raggiungimento della perfezione nel dipingere il reale. Amante del pensiero ottocentesco fatto vivere dal movimento dei macchiaioli ne condivide la filosofia estetica: la visione delle forme è pensata così come creazione della luce, di macchie di colore differenti, allineate o sovrapposte che l’occhio dell’artista cattura in una veridicità del momento.

Le perfezioni del reale di Maria Gattu

Maria Gattu (Nuoro, ’43) porta in mostra una sua natura morta, immobile nella sua perfezione, resa con un iperrealismo statico, d’eterna bellezza, mentre sullo sfondo variopinte colorazioni intonate all’uva e al melograno nel cesto di frutta stupisce i visitatori di tanta precisione. Per Maria Gattu la bellezza è proprio nella perfezione della natura in quel momento in cui la realtà raggiunge il suo punto di compiutezza assoluta. I suoi oli su pannello fanno brillare i colori mentre le linee di confine degli elementi rappresentati sembrano composte con un ago e un filo. Avendo lavorato come ricamatrice per molti anni ed ancora praticando quest’arte artigiana, le sue opere pittoriche risultano specchio di quell’attenzione misurata che ha alimentato dentro di sé nel corso della sua vita. Ama rappresentare anche fiori, paesaggi figurativi, scorci antichi come fossero scatti di una macchina fotografica, quasi ingannando la vista di chi li osserva.

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