Il
profumo del realismo si sprigiona in una collettiva che unisce
un’iperrealista, Maria Gattu, due della scuola realista, Elisabetta Cocco e
Maria Caterina Mariano.
I paesaggi subacquei di Elisabetta Cocco
Elisabetta Cocco
(Catania, ’46) è l’artista che dipinge il mare nella sua veridicità, fino a
superarla quando cercando di ingrandire alcuni particolari che lo
caratterizzano, come fissati con una lente d’ingrandimento, sperimenta
l’astratto: ed allora le colorazioni dei sottofondi marini, dell’acqua salata,
spumeggiante, le tinte sfarzose dei coralli, quelle verdeggianti delle alghe e
di tutto ciò che dimora nel fondo sommergono la forma, giungendo all’essenza.
Utilizzando la tecnica a spatola con i colori ad olio nascono dapprima paesaggi
colpiti dai riflessi marini e successivamente le visioni subacquee dei fondali.
«Sono autodidatta e amo
sperimentare nuove tecniche tanto che gli ultimi paesaggi li ho colorati con le
dita senza utilizzare i pennelli. Per la creazione dei fondali mi sono
documentata attraverso numerosi testi. – racconta questa artista siciliana -
Utilizzo anche la tecnica del fluid paint: i colori acrilici uniti con alcuni
pigmenti diventano fluidi e non si mischiano fra di loro. In questo modo si
ottengono effetti fantastici!».
Vissuta in Sardegna, (a Sassari ed in seguito ad Olbia), fin dall’età di tre
anni si è innamorata della pittura sin da bambina, facendola sua nella
crescita: un realismo che ti porta anche dove l’occhio fatica a vedere, in un
mondo dove la parola diventa superflua.
Il realismo d’epoca e del quotidiano di Maria Caterina Mariano
Per Maria Caterina
Mariano (Olbia, ’47), (Presidente dell’Artemisia International Gallery), l’arte
è riproduzione, imitazione del reale. Mimesi accurata della natura o di quegli
oggetti posti in essere dall’uomo e resi autonomi in quanto cose tra le cose.
Il suo gesto pittorico si celebra attraverso l’uso del pennello, dal vivo,
dinanzi a ciò che vuole rappresentare, oltre che nel privato, servendosi di
apposite diapositive da proiettare su una parete, al fine di completare il
lavoro: forse un paesaggio colpito dal vento, delle “Rocce come sculture”, dal
titolo di una sua opera, oppure un gioco di luci colto in un cielo che
s’illumina dell’alba di un paesaggio della sua terra… o ancora la
rappresentazione simbolica della ripresa dell’Italia degli anni ’50, mentre una
ragazza posa dinanzi ad una macchina d’epoca.
Il realismo per Maria
Caterina è tutto ciò che accade: «Dipingo ciò che mi attrae esprimendo
proprio le cose reali. Il reale sono me stessa e quello che vedo.» La
bellezza in lei è il raggiungimento della perfezione nel dipingere il reale.
Amante del pensiero ottocentesco fatto vivere dal movimento dei macchiaioli ne
condivide la filosofia estetica: la visione delle forme è pensata così come
creazione della luce, di macchie di colore differenti, allineate o sovrapposte
che l’occhio dell’artista cattura in una veridicità del momento.
Le perfezioni del reale
di Maria Gattu
Maria Gattu (Nuoro, ’43)
porta in mostra una sua natura morta, immobile nella sua perfezione, resa con
un iperrealismo statico, d’eterna bellezza, mentre sullo sfondo variopinte
colorazioni intonate all’uva e al melograno nel cesto di frutta stupisce i
visitatori di tanta precisione. Per Maria Gattu la bellezza è proprio nella
perfezione della natura in quel momento in cui la realtà raggiunge il suo punto
di compiutezza assoluta. I suoi oli su pannello fanno brillare i colori mentre
le linee di confine degli elementi rappresentati sembrano composte con un ago e
un filo. Avendo lavorato come ricamatrice per molti anni ed ancora praticando
quest’arte artigiana, le sue opere pittoriche risultano specchio di
quell’attenzione misurata che ha alimentato dentro di sé nel corso della sua
vita. Ama rappresentare anche fiori, paesaggi figurativi, scorci antichi come
fossero scatti di una macchina fotografica, quasi ingannando la vista di chi li
osserva.
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