A
cura di Valentina Cavera
All’interno dello studio Mitti (Via Alzaia
Naviglio grande 4, Milano) si aprirà il 19 Aprile 2019, per il periodo
pasquale, (Fino al 29 Aprile 2019) l’esposizione dal titolo “Lo spirito, la
carne, il metafisico… e il gioco”, alla
quale parteciperanno sette artisti, personificando con le loro opere ognuno dei
temi proposti: Maria Teresa Piantanida
in arte Mitti, Michele Falciani,
Fabio Andronaco, Greta Eta,
Giovanni Femia, Massimo Angotti e Pietro Dossena. Sponsorizzata da ArredissimA, realtà dell’arredamento, in veste di
mecenate di artisti di qualità, a braccetto con gli antichi mestieri, uno
sguardo sul futuro!
Lo
Spirito
Maria Teresa Piantanida in arte Mitti (Milano,
’49) richiama l’attenzione con un’opera da titolo “Giubileo 2015”. Un’immagine
del cristo trascendente circondato da simboli riguardanti l’anno santo, ovvero
l’esodo, la porta sacra, il calice, la continuità della croce del quotidiano
vivere. In acquerello dalle trasparenze cromatiche che contrastano ed esaltano
la concretezza del soggetto.
Michele
Falciani di Sarno
(Salerno) è pittore
dell’anima; contribuisce all’evento con due mandala d’acquerello puro su tela,
una scultura di un angelo realizzata con un pannello in legno e un pannello
tondo in acrilico con due figure angeliche. Secondo lui «Lo spirito si può
intendere come energia vitale, che spinge l’uomo verso la luce e la purezza al
fine di divenire luce e confermare l’essere scintilla divina. L’anima ha la
conoscenza assopita delle vite passate e va contattata per realizzare i suoi
sogni e progetti pensati prima di scendere in terra e incarnarsi. Il corpo è
abito dove spirito e anima abitano e attraverso il quale viviamo i sentimenti e
le vibrazioni con le persone la natura e tutti gli esseri viventi».
Fabio Andronaco (Milano, ’62) nella vita insegna meditazione taoista e Yoga,
è naturopata di Riza Psicosomatica. In mostra, espone astratti di natura
concettuale; i dipinti sono realizzati da una parte grazie a un moto istintivo,
dall’altra per mezzo di visioni nate durante i momenti che l’autore dedica alla
pratica della meditazione trascendentale. Composti prettamente con colori
primari, accostati sovente al nero, «colori di quadricromia, come si dice nella
stampa», i quadri sentono gli effetti dell’esperienza maturata durante i
trent’anni di lavoro svolti nel campo della grafica e della fotografia.
La
carne
Gretaeta nasce a Milano nel
’76, dove frequenta il liceo artistico Boccioni, la scuola del fumetto e
l’Accademia Disney. In Mostra presenta opere in cui ritrae il corpo: la carne
simbolo di sofferenza e erotismo, piacere e dolore. Il personaggio è donna, lei
medesima che ossessionata dalla perfezione estetica, innamorata del corpo come
oggetto e soggetto del concreto, sfida l’esistenza del quotidiano in ogni sua
forma. Si guarda dentro, fa fuoriuscire i suoi pensieri più profondi,
nell’intimità, nel suo dialogo aperto con l’inconscio. «La carne è il corpo che fa bruciare
immediatamente il desiderio, vive con la presenza. – fantastica Gretaeta - Lo
spirito è quel desiderio che rimane vivo anche con la lontananza, si fortifica
con l'assenza. Il metafisico è Giorgio de Chirico. Il gioco è spesso un inganno».
Giovanni Femia (Tradate, Varese, ’82) presenta un’opera, realizzata con carboncino e pastelli a
cera su carta: il corpo diviene composizione di elementi diversi fra loro,
colori e forme, succo, essenza. D’altra parte il suo lavoro giunge al
minimalismo, abbandonando persino ogni indizio cromatico. Questo disegno porta
ancora con sé quel gesto di fantasia legato alla colorazione, forse perché in
ogni parte di noi regna imperturbata una luce di vita tinteggiata.
Il
metafisico
Opere in carboncino su carta, astratti, acrilici
su tela… Massimo Angotti (Milano,
’72) rappresenta il metafisico: creature misteriose, oscure, giochi di colore
come energie che respirano di vita, ambientazioni surreali. Il viaggio virtuale
in cui conduce lo spettatore è quello che lui stesso compie quando disegna,
dipinge: dentro se stessi ci sono isole di silenzio in cui si concentrano le
nostre paure, i nostri dubbi, i nostri dolori, i pensieri più profondi. Anche i
demoni lì hanno una coscienza, come in “La coscienza del demone”. Una luce di trasformazione
brilla nei suoi occhi poiché consapevole del fatto che il corpo, la situazione
in cui si trova non è la sua condizione originaria. Ispirandosi a De Chirico,
una venere di Milo preannuncia un “Ritorno alla vita” mentre le nuvole dietro
di lei sembrano scorrere nell’azzurro. La ricerca messa in atto da questo
pittore milanese non è solo un percorso tra le dimensioni dello spirituale, del
sé ma anche uno studio del dettaglio nel disegno che diviene studio del colore
in pittura. «Ho bisogno di
cominciare a mettere sul disegno quello che mi viene in mente, - spiega Angotti
- il disegno a volte è già un’opera fatta e finita mentre altre volte sento di
doverla sviluppare su una tela usando i colori, come nel caso di “Ti sento
anche da qui”».
Il
Gioco
Quadretti realizzati con paint, il
programma base di windows o con pennarelli dove prende vita un mondo ben
preciso, quello di Pietro Dossena
(Milano, ’75), nel quale anche una penna ha una personalità. Vicine alla
vignetta, le sue opere parlano, pensano, giocano: colorate, buffe, fanno
sorridere. «Di fronte ad un
foglio bianco sono libero di fare quello che mi viene in mente senza dare
fastidio a nessuno, senza sentirmi obbligato a dovere fare come dicono gli
altri. Disegnare, se è un gioco, è un gioco senza regole o meglio dove le
regole s’inventano man mano che il gioco procede, come facevamo da piccoli
quando sapevamo ancora sognare».
Inaugurazione
19 Aprile 2019
Dalle
ore 18.30.
Fino
al 29 Aprile 2019
Studio
Mitti
Alzaia
Naviglio Grande 4, Milano
Orari: 15.30 – 21.00.
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