“L’altra realtà” di Vincenzo Milione
Cosa ci fa una renna albina assorta in un bosco sulle rive del Ticino?
E cosa sta guardando nella sua immobilità etera?
A una prima visione potrebbe apparire una fotografia di un naturalista che è riuscito a cogliere lo scatto di un animale così raro quanto un unicorno. Invece è il lavoro di un artista. In quest’opera pare prendere vita quell’attimo fuggente in cui si dà mostra all’insolito.
In realtà, la storia di questa fotografia è ben diversa. Vincenzo Milione che ha realizzato queste composizioni, ha creato un artificio servendosi di piccoli escamotage, rendendo l’opera particolarmente affascinante. Lui e una sua cara amica stavano smontando una scenografia natalizia dove c’erano anche delle renne di peluche quando hanno avuto l’idea di decontestualizzane una, inserendola in un luogo naturale, reale, creando un effetto che a un secondo sguardo suscita nell’osservatore uno straniamento.
Il risultato è l’avverarsi di un luogo di sogno, di favola dove la speranza che esistano cose meravigliose si accende di stupore. Infatti, la concezione del mondo distintiva delle fiabe è la materializzazione di un’altra realtà. La simbologia aiuta a definirne il significato. L’interpretazione dei simboli, come sostiene Jung, si deve ricercare nelle forme archetipe in cui affluiscono le tematiche esperienziali, confluendo ai medesimi nessi logici di forma e motivo. La radice di queste forme è nell’”inconscio collettivo”.
Vincenzo Milione è un fotografo che si occupa di fotografia commerciale da oltre quarant’anni; da’ vita a fotografie di architetture d’interni, still life e ritratti per l’editoria e clienti privati come aziende, architetti e designer. Parallelamente porta avanti da anni una ricerca fotografica che spazia dalla fotografia architettura allo still life di fiori.
«Quello che presento nella mostra invece è una mia nuova ricerca che si potrebbe definire “staged photography” – racconta l’artista - una sorta di connubio tra messa in scena, teatralità e fotografia. Ciò che ne scaturisce potrebbe sembrare anche nell’insieme del lavoro un’unione di più frame tratti da una pellicola cinematografica, dove realtà e finzione si mescolano.»
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