lunedì 12 settembre 2016

ARTIGIANI AL CASTELLO … UN SALTO NEL MEDIOEVO

Rassegna Nazionale Artigianato Artistico di Qualità ed antichi mestieri in ambientazioni medioevali


Gratificati dal costante successo di “Creazioni Artigiane Artiste …e fiori” che organizziamo da tanti anni ad Abbiategrasso in occasione della Festa della Donna a marzo, e su richiesta di artigiani, visitatori e cittadini che ci hanno più volte chiesto di sviluppare un evento sull’artigianato artistico anche in autunno – inverno, abbiamo deciso di dare vita ad una nuova manifestazione incentrata sull’artigianato di qualità e la promozione di antichi mestieri, vedendola in chiave più “antica” ed altrettanto suggestiva, ambientandola ed ispirandola ai contesti medioevali, facendo un salto nel passato storico nel castello visconteo di Abbiategrasso, vicino a Milano.

L’evento non vuole fregiarsi di diventare una rievocazione storica, ma intende ricreare le suggestioni e la cultura del passato, “immergendo” gli artigiani, gli antichi mestieri e gli stessi visitatori in un “salto nel passato”, andando a riprendere anche la storia e le usanze del castello e della popolazione negli anni in cui sorse proprio questo importante e splendido Bene culturale.

Un modo per fare cultura, insegnare e presentare, attraverso una manifestazione bella e suggestiva all’interno del Castello, mestieri antichi ancora attuali ed altri, forse dimenticati, in una coreografica un po’ particolare, nella quale i visitatori potranno trovare anche tante idee e produzioni interessanti ed originali per i regali natalizi.

La mostra “Artigiani al Castello … un salto nel Medioevo” è promossa da Associazione culturale e artistica Iperbole, con il supporto ideativo ed organizzativo di Eventi doc di Myriam Vallegra,  e verrà patrocinata da Comune di Abbiategrasso e Regione Lombardia.


La manifestazione “Artigiani al Castello … un salto nel Medioevo” offre un percorso suggestivo nei sotterranei e nella corte del castello, in cui il visitatore troverà pezzi unici, avvolto in un’atmosfera nuova ricca di colori, mistero, bellezza ed arte in cui si verranno presentati i lavori degli artigiani artisti, il cui estro va fatto conoscere e sostenuto.

“Artigiani al Castello … un salto nel Medioevo” è anche un evento affascinante e di intrattenimento: infatti, durante i giorni di manifestazione, ci sarà anche musica dal vivo, dimostrazioni, laboratori didattici e giochi per bambini, intrattenimenti e visite alla scoperta del castello.

Vi aspettiamo !
Inoltre dimostrazioni dal vivo, laboratori didattici e giochi per bambini, visite con accompagnatori culturali, musica dal vivo, intrattenimenti a tema medioevale

Venerdì 4, Sabato 5, Domenica 6  Novembre 2016

Castello Visconteo

Abbiategrasso (MI)

Orari apertura al pubblico:

Venerdì dalle 15.00 alle 19.30; Sabato e Domenica dalle 10.00 alle 19.30

Ingresso al pubblico gratuito



Per informazioni:

Associazione Culturale ed Artistica Iperbole
Cel. 329-8989533 – info@associazioneiperbole.it – www.associazioneiperbole.it


Eventi Doc di Myriam Vallegra
cel. 347-4009542 - info@eventi-doc.it  - www.eventi-doc.it



L’essenza pittorica di Chiara Maresca


Inoltrandosi nella materia con la profondità dell’anima, Chiara Maresca ne cattura l’essenza. Attraverso uno stile prettamente astratto, con l’uso e l’accostamento di tecniche ed elementi differenti, come stoffe, carta, bottoni, cristalli, sabbia, fibre, legno, questa artista napoletana, coniuga «fisicità e spiritualità, realtà e sogno». In una selezione di opere realizzate tra il 2011 e il 2016, seguiamo il suo percorso estetico fomentato dal suo amore per la materia. «Il mio amore per la materia è indiscusso e nasce dal bisogno di conoscere il mondo che mi circonda attraverso tutti i miei sensi e di reinventarlo, nella creazione di un'opera d'arte, non solo attraverso le emozioni, che tendono ad idealizzare la realtà del sentimento, ma anche attraverso l'istinto ed il contatto fisico. – racconta Chiara - Ho sviluppato, perciò, una sorta di "filosofia del contatto", ricca di mistero e di suggestione, di sensualità fortemente sublimata che soddisfi il bisogno di comunicare anche coi sensi e di instaurare con l'elemento / oggetto, col quale mi rapporto nella creazione di un'opera d'arte, una partecipazione attiva, determinante per la composizione stessa». Meditativa e colta crede nella forza e nel potere della natura, raffigurandola assai spesso nel particolare, come vista da una lente d’ingrandimento. Un invito ad addentrarsi nel vivo di un’”Ametista” o di una “Aragonite”, al centro di un ruscello d’acqua volando su una colomba, tra le lacrime all’interno delle crepe di un albero…

 Inaugurazione 17 settembre 2016
 Ore 18.30 –21.30
Fino al 29 settembre 2016
Spazio Libero
Alzaia Naviglio Pavese 8, Milano
Da lun. a ven. dalle 16.00 alle 19.30



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Testo d'approfondimento

La pittura di Chiara Maresca ruota attorno a termini quali essenza, emozione, musica, colore, luce, materia, ricordo.

L’essenza delle cose si nasconde dietro alla musicalità data dal silenzio in Chiara Maresca. L’atteggiamento mistico con cui mira all’oggetto rende le sue opere respiri di vita. Cosa c’è più essenziale di un respiro? L’essenza stessa della vita risiede nel respiro: nell’impercettibilità del suo suono, nel suo odore quasi inesistente, nell’incredibile leggerezza del suo corso. L’autrice sembra catturare il primo respiro della materia vivente, il suo battito più intimo, il suono segreto che si cela nel silenzioso apparire delle immagini del reale. Per questo l’astrattismo è il suo modo di rappresentare ciò che vede. Osservando le sue creazioni si evince che in lei l’essenza non è verità assoluta. «Nell’arte non esiste una verità ultima, ma ciò che si mostra è sempre una visione soggettiva», sottolinea l’artista. La sua descrizione del reale «è un discorso che conduce alla cosa attraverso le impronte di essa», così come concepivano gli stoici la problematica linguistica inerente al termine Essenza, ma considerando questo ragionamento su un piano puramente personale. Senz’altro è così, quando si guarda all’essenza da un punto di vista puramente rappresentativo. Seguendo il lungo dibattito sul vero significato del termine Essenza, avvenuto nel corso dell’evoluzione del percorso filosofico, è possibile comunque addentrarsi nella comprensione della poetica di Chiara Maresca, se si pensa però alle sue opere come specchi di una sua sensibilità interiore. Aristotele, per esempio, definiva l’Essenza come «La sostanza stessa considerata a parte dal suo aspetto materiale». Così Chiara affronta la realtà, raffigurando l’astratto. In Plotino si stabilisce un’uguaglianza reciproca dei termini essenza e sostanza, il quale la attribuisce «allo stato delle cose nel mondo intellegibile, cioè nel nous divino, ma non solo a tale stato». Qui, egli afferma «tutto è nell’unità, sono identici la cosa e il perché della cosa». È possibile dire contemporaneamente che disegnando Chiara deduce la quiddità, un’altra variazione dello stesso termine che stiamo analizzando, “quod quid erat esse”, ciò per cui qualcosa è ciò che è. Per S.Tommaso la quiddità è anche chiamata forma o natura. L’essenza per Husserl contrassegna «ciò che si trova nell’essere proprio di un individuo come suo quid», ma considerando che ogni tale quid può essere messo in idea. L’oggetto intuito risulterà l’equivalente della Essenza pura o eidos. A tale Essenza ci si arriva attraverso un atto di intuizione che è similare al percepire sensibile. Quest’ultima è sicuramente la visione moderna dell’Essenza sostanziale aristotelica. Dunque ritornando a Chiara, la sua intuizione nasce dall’emozione. In sintesi, trascendendo la realtà, con l’astrattismo, raggiunge l’essenza, intuendola attraverso l’emozione. «Di fronte a qualunque cosa, uno spettacolo della natura, l’incontro con una persona, ecc… la prima reazione è sempre di carattere irrazionale, emotiva, non è mai razionale. Cosa devo fare io attraverso l’arte? Tradurre l’emozione che prescinde la realtà; perché se due persone diverse rivolgono lo sguardo a una stessa cosa oggettivamente identica, non la vedono nello stesso modo. Il primo può essere colpito da una forma, l’altro da un profumo… - racconta Chiara Maresca -  L’idea di fare l’astratto e non il figurativo, mi viene da questo. Io vorrei essere il meno possibile descrittiva per legare l’arte a questo concetto: l’arte è emozione, spiritualità». Emozione per Chiara significa: «Provare un senso di scuotimento, una reazione emotiva… che può essere dolorosa o di felicità, ma sempre una dimensione altra, al di là della dimensione dell’ovvietà, della banalità del quotidiano… una vibrazione dell’anima, qualcosa che mi fa vibrare, che mi fa sentire viva».

Pianista e compositrice, oltre che pittrice Chiara Maresca, eclettica e profonda, percepisce tra le arti un’influenza reciproca. «Musica è respiro, gioia, conoscenza di sé, scavare nell’anima propria e altrui, questo è indispensabile per essere un pittore. – spiega l’autrice - È chiaro che se fai tutte due le cose, le cose convergono l’una nell’altra. Musica è movimento e quando dipingo queste tavole, io mi devo concentrare, perché con le mani mi muovo, danzo, metto il colore in una maniera particolare. Musica è scenografia, non a caso c’è musica fatta per la danza e per la pittura; la danza prevede l’unione di scenografia quindi di pittura, di musica, di movimento, di storie; basti pensare all’opera». Secondo Schopenhauer, mentre l’arte in generale è l’oggettivazione della Volontà di vivere in tipi o forme universali che ciascun arte riproduce a suo modo, la Musica è rivelazione immediata o diretta della stessa Volontà di vivere. Con i Pitagorici nasce la dottrina della Musica come scienza dell’armonia e dell’armonia come ordine divino del cosmo. Lo stesso Dante cattura questa interpretazione facendola sua, arrivando a paragonare la Musica al pianeta Marte, poiché è “la più bella relazione”, ovvero armonia, essendo al centro degli altri pianeti e ed è il più caloroso, in quanto il suo calore è paragonabile a quello del fuoco, onorandolo così di un carattere cosmico. Osservando le opere della Maresca traspare una sorta di melodicità silente, che genera una serenità interiore. Un’opera che rappresenta al meglio questo punto è la tavola intitolata ”Saline del deserto”, deserto peruviano di Atacama. «Qui fiorisce la malva durante la primavera, fiorisce e diventa tutto rosa. – spiga la Maresca - Il silenzio non esiste, ma il silenzio che possiamo ascoltare è musica, musica che non abbiamo creato noi. Come il frusciare dato dalle foglie…». Quando dipinge ama ascoltare compositori come Mozart, Bach, Puccini, Stravinsky, John Cage, poiché ognuno di essi riesce a dare un messaggio significativo che arriva nel profondo. Certamente ascoltare Chiara parlare di musica è molto interessante. «Mozart è il primo in assoluto. Lui è l’artista che raggruppa in sé profondità e leggerezza. la purezza è fondamentale. Ci sono alcuni spartiti, sonate, che porto sempre di esempio, “Tema e variazioni”. Ci sono solo tre righe che si replicano in una paginetta.  Tre note su e tre sotto, ma lì c’è tutto: melodia, armonia… è il puro per eccellenza, di una profondità straordinaria. – illustra Chiara - Bach è il musicista colto, quello che sapeva sviluppare i temi, maestro del contrappunto per eccellenza… Puccini, è leggero e nello stesso tempo profondo. Ha scritto opere straordinarie, soprattutto quelle della sua gioventù…  perché sono fresche. Si piange, ci si commuove quando si va a vedere la Bohème, Madama butterfly… Stravinsky, è stato avvicinato a Picasso. Ha seguito anche lo stesso percorso di cambiamenti e novità. Quando lui è diventato cubista, lui ha scritto la sagra della primavera. Poi è diventato neoclassico quando anche Picasso è diventato neoclassico. John Cage invece ha stravolto il concetto di musica: musica come rumore, come silenzio… Ha scritto questo libro che si chiama “Il silenzio”. Lui registrava ad esempio il silenzio nei boschi».


Conoscere un artista in tutto e per tutto, significa comprendere il suo messaggio fino in fondo. Pittura e musica in lei sembrano sposarsi attraverso l’unione di tecnica, colorazione e materia. Altri temi da affrontare riguardano l’importanza del colore e della materia nella sua vita. Nata a Napoli rimane ancorata alle sue radici a livello estetico. Racconta: «La vita è colore; il bianco e nero mi piace poco, è elegante ma mi piace molto poco. In questo senso, la napoletanità, il bisogno che abbiamo noi di luce, sole, riflessi, della solarità… ci deriva dal nostro essere nati in luogo anziché in un altro». Ed Ancora: «Nelle mie creazioni artistiche, accostamenti particolari di tecniche e materiali, usati con grande libertà di espressione, rivestono un ruolo importante e significativo nella costruzione dell'opera e contribuiscono all'elaborazione di una personalissima sintassi linguistica. Stoffe, carta, resine, bottoni, cristalli, sabbia, elementi botanici, fibre, legno…dialogano con elementi più propriamente pittorici in un sottile gioco di rimandi reciproci. E rivelano uno dei dati essenziali della mia poetica: coniugare manualità ed astrazione, fisicità e spiritualità, realtà e sogno. Il ricordo e la riflessione sono il collante che racchiude ed unifica il flusso narrativo. Il colore e la luce ne sono gli strumenti rappresentativi».

Quindi avventurarsi nella comprensione del valore della Materia, sarà un passo decisivo verso la conoscenza del lavoro di questa pittrice napoletana. Mi sembra utile sottolineare, riflettendo sul pensiero espresso dall’artista che secondo Avicebron, poeta e filosofo, anche le cose spirituali sono composte di materia e forma. Aristotele identificando la materia con la potenza spiega: «Tutte le cose prodotte sia dalla natura che dall’arte hanno materia giacché la possibilità che ha ciascuna di essere o non essere, questa è, per ciascuna di esse, la sua materia». 

Secondo Chiara Maresca: «Il mio amore per la materia è indiscusso e nasce dal bisogno di conoscere il mondo che mi circonda attraverso tutti i miei sensi e di reinventarlo, nella creazione di un'opera d'arte, non solo attraverso le emozioni, che tendono ad idealizzare la realtà del sentimento, ma anche attraverso l'istinto ed il contatto fisico. Ho sviluppato, perciò, una sorta di "filosofia del contatto", ricca di mistero e di suggestione, di sensualità fortemente sublimata che soddisfi il bisogno di comunicare anche coi sensi e di instaurare con l'elemento / oggetto, col quale mi rapporto nella creazione di un'opera d'arte, una partecipazione attiva, determinante per la composizione stessa. L'idea (l'emozione, il ricordo) ed il lavoro (esperienza, tatto) in funzione reciproca, conferiscono dunque, al lavoro unità di spazio e di parola. La scelta nell'equilibrio tra le parti è la misura della VERITA' di ogni opera, è dare un significato ad ogni esperienza, di volta in volta, senza preconcetti, lasciandosi guidare dall'istinto, appunto, e dalla memoria».