sabato 26 novembre 2016

Le opere di Gero Caldarelli, (“il ripieno del Gabibbo”), in mostra allo spazio Raw in “Con lo sguardo di un bambino che sorride”.

Le opere di Gero Caldarelli, il “Ripieno del Gabibbo”, verranno esposte allo Spazio Raw (C.so di porta ticinese 69, Milano), in “Con lo sguardo di un bambino che sorride”: dal 1 fino al 23 dicembre 2016. Pitto-sculture in gommapiuma e smalti ad acqua attraverso le quali il Gabibbo sfodera tutta la sua fantasia. Onnipresente nella maggior parte delle sue opere si autoritrae avventurarsi nel suo mondo dell’immaginazione, accanto ad altri personaggi che lo popolano: pesciolini, uccellini, pinguini, piccoli animaletti, giocolieri… Muniti di cornice realizzata sempre in gommapiuma e smalti ad acqua, i suoi lavori vi si attaccano tramite il velcro, rimanendo liberi e interscambiabili.
 Scelto da Antonio Ricci, "patron del Gabibbo e di Striscia la notizia", per interpretare il pupazzo tanto amato dagli italiani, insieme a Lorenzo Beccati, voce parlante, Gero Caldarelli s'interessa anche di pittura.
La sua passione per l’arte si concretizza nel 2001, anno in cui crea la sua prima opera, dove si narra lo scontro del Titanic con una roccia. Da quel momento oltre a mantenere il suo lavoro di mimo, continua a dipingere, tagliuzzare, colorare, fissare, portando avanti la sua carriera di artista. Oggi il suo studio in via Meda è ricco di nuove rappresentazioni pittoriche che raccontano tante piccole storie differenti. Colpisce la purezza e la profondità di significato che caratterizzano i suoi lavori. A volte lasciano la sensazione di passeggiare sulle nuvole, dove si abbandonano i pensieri per lasciare posto solo all’emozione e al gioco, altre volte s’impara concentrandosi di volta in volta su messaggi differenti. Filosofeggia usando le parole dei bambini, perché nella semplicità della vita si visualizza la strada maestra. Buddista fin dall’86, Gero Caldarelli crede nell’animismo, «la vita è in tutto, anche in un fiasco di vino…. se la si vede la si rispetta». D’altra parte si può dire che sia da sempre che costruisce pupazzi animandoli. Tra i suoi personaggi, nati prima di interpretare il Gabibbo, c’era Dario il Lampadario che era un maschilista, «Lui si sente il padrone perché è maschio, ma non è lui che dà la luce alle lampadine ma la corrente elettrica. Poi incontra Lampadina Caterina che cambia la sua mentalità. – spiega Gero - L’importante è saper cambiare».
Raccontare le sue opere è come leggere una favola. Spicca per dimensioni e potere estetico “Itai Dhosin” (60x80cm), in cui il Gabibbo nelle vesti di Poseidone, si aggira nell’ambiente sottomarino, tra colori suggestivi, cavallucci e stelle marine, coralli e tante specie di pesci differenti. In “Gita” (45x38cm) ci si sposta in vari angoli del mondo, da una grotta dove degli orsi hanno a che fare con un pentolone di colori a varie isolette colme di casette variopinte, verso un albero dove un uccello vuole mangiare della frutta, fino al centro dell’opera in cui domina un Pullman di turisti, intenti a osservare tutto.
Non mancano gli astratti e quelli dove il sorriso di un bambino si fa risata, come “In Sberleffi” (26x25cm) dove «una giraffa fa la linguaccia ad un brutto uccellaccio».     

Inaugurazione 1 dicembre 2016
 ore 19.00 -21.30

A cura di Valentina Cavera

Spazio Raw

www.spazioraw.it

Biografia di Gero Caldarelli
Quando si approccia alla conoscenza di un personaggio della grandezza del Gabibbo, l’unico modo possibile per visualizzare la strada del suo successo pare sia seguire i suoi passi a ritroso, perché il lungo cammino che lo ha condotto fino ad oggi, al suo ventisettesimo anno di età, è ricco di imprese eroiche e successi, sfide e avventure, oltre che d’incontri particolari con personaggi storici dello spettacolo, di un certo spessore professionale. La storia di questo pupazzo così famoso s’intreccia con quella di tre protagonisti della televisione: Antonio Ricci, voce cantata e patron del Gabibbo, Lorenzo Beccati, voce parlata, e in ultimo, ma non per importanza,  Giorgio Cardarelli, il suo ripieno, ovvero colui che dall’interno lo guida in tutti i suoi movimenti; Giorgio Cardarelli, conosciuto da tutti come Gero, ha creato, inoltre, il suo mondo di fantasia in gommapiuma e smalto ad acqua, dando alla luce, fin dal 2001, varie opere in cui il Gabibbo diventa di fatto un fumetto, una miniatura circondato da altrettanti piccoli amici e oggetti con un’anima. “Con lo sguardo di un bambino che sorride” è l’esposizione che presenta al pubblico il suo lavoro pittorico, di natura tridimensionale.
La nostra attenzione si focalizza quindi sulla narrazione della vita di un uomo in particolare, tra quella delle tre grandi personalità che hanno condotto il Gabibbo al ventisettesimo anno di età: quella di Gero Caldarelli, il suo “ripieno”, l’artefice delle opere in mostra, protagonista dell’evento in corso.  










Seguendo il suo percorso artistico, pervenendo alla radice, ciò che gli ha permesso di arrivare a un simile traguardo è sicuramente il suo sogno. Un sogno fatto della fantasia dei bambini, dei desideri candidi di purezza, della determinazione mai abbandonata. Che potere ha il sogno di un bambino? Forse apparentemente non si crede possibile possa avere tanta forza, ma solo concentrandosi sull’esistenza di Gero Caldarelli si avrà un esempio di quanta energia e luce vi si nasconda dentro. “Dentro un grande pupazzo si nasconde un grande uomo”, è il caso di dire, anche se poi Gero, di fatto, risulta inferiore all’1 e 60, ma di certo con “grande”, pensando a lui, non s’intende una caratteristica fisica, ma una genialità innata. 

Nasce a Torino il 24 Agosto del ’42. All’età di sei mesi si trasferisce con la famiglia a Milano. Ultimogenito di quattro figli, alla perdita della madre, avvenuta in tenera età, viene condotto dal padre in un collegio per poveri, l’Istituto “Divin Redentore” di Cesano Boscone, in provincia di Milano. Dopo poco tempo, alla morte del padre, tutto inizia a roteare attorno al suo sogno, che porta avanti senza mai perdere di vista.

Nel ’53 viene scelto per interpretare, nel ruolo di protagonista, l’operetta “La piccola Olandese”, vestendo i panni di una femmina poiché ai tempi le bambine e i maschietti non potevano recitare insieme per questioni di pudicizia. Come si legge tra le pagine del suo libro autobiografico ”Una vita da Ripieno”, da quel momento: «l’odore del palcoscenico, delle cantinelle, dei costumi, che appartengono alla magia di quel mondo, gli esplosero dentro, spingendolo a ritornare verso quella che sarebbe stata la sua strada maestra».

Fu Emilio Ferri, attore e regista, a guidarlo all’inizio della sua carriera. Nel ’56 va a vivere con il fratello e inizia a lavorare come antennista, senza mai accantonare il proprio desiderio di recitare. Nonostante non superi l’esame di ammissione per entrare alla scuola del Piccolo Teatro, diretta da Paolo Grassi e Giorgio Strehler, non demorde e nel ’60 s’iscrive alla scuola di mimo.  Già nel ’63, dopo il terzo anno di corso passa al Professionismo, entra in Rai, quando Angelo Corti, suo maestro, lo porta in Televisione per partecipare alla trasmissione “la Fiera dei Sogni” con Mike Buongiorno: è l’anno della svolta in cui durante una di quelle puntate dà vita ad un personaggio dei fumetti del Corriere dei Piccoli” che fu sicuramente “Il primo passo da ripieno”.

Da questo momento saranno molte le prove che lo attenderanno, i successi e i cammini che gli permetteranno di raggiungere la meta alla quale è giunto. Oltre a recitare in teatro e fare cabaret insegna mimo in tutta Italia. Nel ’74 fonda con Maurizio Nichetti la scuola di Mimo, battezzandola Quelli di Grok. Allora non erano in molti in Italia a portare avanti l’arte del mimo. C’era Angelo Corti, Marise Flasch che ha fatto scuola, i suoi allievi più dotati quali Gero, Nichetti, Osvaldo Salvi, che per vivere faceva il clown e Jolanda Cappi che lavorava con il Teatro del Buratto. La proposta di Maurizio partiva dall’idea di spingere Gero e Osvaldo a interpretare i caroselli che stava scrivendo per la birra Prinz cosicché con il denaro guadagnato si potesse aprire una scuola di Mimo. Un’idea che di certo non rimane in potenza. Gli impegni di Gero raggiungono, a questo punto, le dodici ore giornaliere. Non solo insegna e fa spettacoli ma continua con i caroselli e la televisione. Nel frattempo Gero dopo l’incontro con Catia Munafò, esperta costumista (che tra l’altro ha confezionato tutti i Gabibbi), pensa sia giunto il giorno di sposarsi. Conosciuta in Sicilia durante le sue esperienze di cabaret, Catia è la donna con la quale costruisce la sua famiglia.

Un altro grande amore oltre alla recitazione, al mimo e a Catia è sicuramente quello nato nei confronti del Buddismo. Inizia a praticarlo fin dall’86. “Nam myo ho renge kyo” è la frase che usa ripetere giornalmente. Con essa si nomina in giapponese la legge che permea l’universo, la causa per far emergere il macrocosmo nel microcosmo. “Nam myo ho renge kyo” è un mantra che si recita di seguito al sutra dinanzi ad una pergamena sulla quale «vi sono iscritte in cinese antico ed in sanscrito tutte le funzioni vitali inerenti ad ogni vita – spiega nel suo libro - Non è altro che uno specchio, uno strumento per sondare la propria mente, che aiuta a far emergere la nostra natura illuminata».

Si è sempre ispirato ai fumetti, a topolino, paperino... Poi quando è diventato buddista, ha cominciato a vedere la vita negli oggetti, non solo nelle persone e negli animali. «Ho iniziato a veder delle storie, le ho raccolte; ruotavano intorno a me e le ho scritte, basta sapere vedere. E da lì ho fatto sette spettacoli per bambini. Gli spettacoli devono essere ricchi e colorati per i bambini. Ho cercato di portare queste storie a canale cinque, negli anni ’70 ma nessuno mi ha ascoltato». Questo è il periodo in cui inizia a lavorare con la TV svizzera che invece contrariamente apprezza il suo lavoro e lo fa andare in onda. È il tempo di Mister Paff, uno dei suoi personaggi!

Nell’88 decide di lasciare Quelli di Grok e di dedicarsi maggiormente ai suoi interessi, intensificando le sue esperienze televisive e teatrali, accantonando così futili prestazioni da operaio. È nel ’90 che Antonio Ricci lo sceglie per animare il personaggio comico da lui ideato. Rimane ancora un mistero come i movimenti dall’interno messi in atto da Gero combacino alla perfezione con la voce parlata di Lorenzo Beccati. Da allora il Gabibbo è andato in onda su varie trasmissioni di Antonio Ricci, quali Striscia la notizia, Veline, Velone, Cultura moderna e Paperissima Sprint.

Come artista ha già esposto all’interno della Galleria Santabarbara arte contemporanea, a Milano nel 2005, durante una personale organizzata a scopo benefico in favore dell’Associazione Ezio Greggio per l’aiuto a bimbi nati prematuri.

link articolo: http://it.blastingnews.com/milano/2016/10/la-mostra-personale-di-gero-caldarelli-il-ripieno-del-gabibbo-allo-spazio-raw-001206163.html