venerdì 14 settembre 2018

"Un tuffo nel blu", una bipersonale con Giuseppe Milazzo e Luana Benetti



Il 23 fino al 30 settembre 2018, all’interno dello Studio Mitti (Alzaia naviglio Grande 4) aprirà la bi-personale intitolata “Un tuffo nel blu”, nella quale due pittori affronteranno il tema dandone una interpretazione personale: Giuseppe Milazzo e Luana Benetti.

Attraverso una selezione di dipinti in tecnica mista, realizzati con olio su acrilico e foglia d’oro, Giuseppe Milazzo (Piazza Armerina, Enna, ‘61) ci mostra il suo mondo di profondo blu, aeriforme, subacqueo, fatto di atmosfere rarefatte dallo sfondo informale, di pesci e volatili dalle accese tonalità, un suo modo intimo di festeggiare la vita… di soggetti figurativi colti in favolosi momenti dell’esistere. La vitalità che ne nasce ha il potere di donare un’anima persino alla pietra, alla roccia… che diventa colore oppure sofferente ricerca di se stessi; l’esigenza di scavare nel vuoto apparente, di penetrare la materia solida, liquida o aerea, la sua ricerca della bellezza, ne fa un pittore con il quale condividere il sogno dell’esistenza, poiché attraverso la sua ricerca artistica si aprono le porte dell’onirico. Così il pavone «offre il meglio di sé nella ruota della vita», l’ippocampo esprime «l’incontro in quanto continuità del vivere in un habitat nascosto», un pesciolino raffigurato nei fondali marini racconta l’attesa come «scomposizione dell’essere là dove si cela».        

Lungo le onde di colore che si perdono nell’infinito, dipinte da Luana Benetti (Milano,’77), incontriamo Dio, quell’essere immateriale «dentro di noi - come sostiene la pittrice -in grado di renderci parte del tutto», dell’immensità. Una ricerca costante quella di Luana, la quale attraverso l’arte ne archivia i risultati, come se in ogni suo dipinto si potesse, in tal modo, percorrere il cammino spirituale che si è proposta di seguire. Acrilici su tela, tecniche miste, giochi di matita, penna e pantone sono strumenti con i quali rappresentare la sua esperienza mistica. Nel suo incommensurabile perpetuarsi il suo atto creativo trascende la realtà per raggiungere un territorio impalpabile, dove l’anima si fa viva, allegria d’essere: blu come il cielo e il mare, la notte e la vita… poiché «l’azzurro e tutte le sue tonalità – sostiene la Benetti - racchiudono ogni cosa, l’origine e la fine», in un continuum eterno d’esistenze, in una danza di forme fluttuanti, di energie che si muovono nello spazio illimitato, mentre l’occhio dello spirito scruta l’invisibile. «L’occhio come estensione dell’anima – afferma Luana - che dal profondo emerge in superficie e appare al mondo che lo circonda». Una luna si accende nel profondo blu, come il risvegliarsi di una coscienza; un pesce diventa uccello, l’acqua marina raggiunge la volta celeste a dimostrazione del fatto che in ogni oggetto si nasconde il tutto.  

A dip in the blue




Along the waves of color that are lost in the infinite, painted by Luana Benetti (Milan, '77), we meet God, that immaterial being "inside us - as the painter claims - able to make us part of everything", of the 'immensity. A constant research that of Luana, which through the art files the results about it, as if in each of her paintings could, in this way, travel the spiritual path that she wanted to follow. In her incommensurable perpetuation her creative act transcends reality to reach an impalpable territory, where the soul becomes alive, joy of being: blue as the sky and the sea, the night and the life ... since "the blue and all its shades - Benetti supports - contain everything, the origin and the end", in an eternal continuum of existences, in a dance of floating shapes, of energies that move in unlimited space, while the eye of the spirit searches the invisible… A moon lights up in the deep blue, like the awakening of a conscience; a fish becomes a bird, sea water reaches the celestial vault, demonstrating that everything is hidden in every object.   


 

Un tuffo nel blu

Inaugurazione 23 settembre 2018
Dalle ore 18.30

Fino al 30 settembre 2018

Studio Mitti
Alzaia Naviglio Grande 4, Milano

Orari
15.30 – 21.00
Domenica 30 in contemporanea con il Mercatone, rimarrà aperta dalle 10 del mattino

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 Con Giuseppe Milazzo si penetra nella profondità, ci si spinge nell’abisso marino, nuotando nelle varie sfumature di blu in esso contenute; ci si addentra in territori incontaminati, tra fondali colorati, illuminati dalle tinte accese di pesci solitari, che frammentano il proprio essere durante il tempo dell’attesa. Le sue ambientazioni favolose, tra spugne e rocce, inserti dorati e ricami klimtiani, portano dentro di sé il fluttuare dell’onda. Con questo pittore lombardo si accoglie festosamente lo strepito visivo dei numerosi pesci pagliaccio mentre si rallegrano dell’ipotetica unione di due cavallucci marini… si festeggia tra i ciottoli la vivacità dell’acqua, tradotta dall’artista nel suo donare ai sassi, di volta in volta, colorature differenti… si vive il blu in tutte le sue trasparenze, in tutte le sue forme, diventando persino penna, piuma capace di volare oltre la realtà. Attraverso l’andare oltre si giunge pur sempre alla profondità, come quando Milazzo vive la sofferenza, immergendosi nella materia, penetrandola, rendendo vivo il travaglio, la curiosità mescolata a quella necessità di andare a fondo, in quanto senso di liberazione.



Biografia:

Giuseppe Milazzo nasce a Piazza Armerina, in provincia di Enna, nel ’61. Studia per lo più da autodidatta, conseguendo l’attestato di frequenza della scuola d’arte di Cabiate. Frequenta successivamente per circa un anno lo studio di pittura di Roberto Morandini, artista che predilige il figurativo, e per tre anni quello di Luigi Fadda, espressionista divisionista, con il quale impara anche a realizzare vetrate artistiche, dalla tecnica tiffany a piombo.




With Giuseppe Milazzo it’s possible to penetrate into the depth, and go into the sea abyss, swimming in the various shades of blue contained in it; also enter into uncontaminated territories, between colored backgrounds, illuminated by the bright colors of solitary fish, which fragment own being during the waiting time. His fabulous settings, including sponges and rocks, golden inserts and Klimt embroidery, bring the fluctuate of the wave inside. With this Lombard painter the festive clamor of the numerous clown fishes is joyfully welcomed while they rejoice at the hypothetical union of two seahorses…the vivacity of the water is celebrated among the pebbles, translated by the artist in his giving to the stones, from time to time, different colors… Blue is lived in all its transparencies, in all its forms, becoming even a pen, a feather capable of flying beyond reality. Through going beyond everyone can always come to the depth, as when Milazzo experiences suffering, plunging into matter, penetrating it, making labor alive, the curiosity mixed with that need to go deep, as a sense of liberation.






Ho incontrato la vita in un filo d'erba. Personale di Chiara Maresca





All’interno dell’Oratorio della Passione di S.Ambrogio (Piazza Sant'Ambrogio 15, Milano) si presenta la personale di Chiara Maresca, dal 5 al 13 settembre 2018. Risulta subito evidente la sua capacità di attraversare la materia per coglierne l’essenza. L’armonia che si cela dietro al silenzio è il passepartout che le permette di comprendere l’identità delle cose. Il misticismo con cui approccia al suo lavoro le consente di ascoltare il sussurro primordiale dei corpi materici. Realizzando astratti, si serve di stili e elementi vari, come tessuti, carta, bottoni, sabbia, legno, fibre.

L’uso di colorazioni accese è uno dei tratti distintivi di questa artista napoletana.  «La vita è colore; il bianco e nero mi piace poco, è elegante ma mi piace molto poco. In questo senso, la napoletanità, il bisogno che abbiamo noi di luce, sole, riflessi, della solarità… ci deriva dal nostro essere nati in luogo anziché in un altro». Un altro punto fondamentale per comprendere l’atto pittorico della Maresca sono le modalità con cui crea: «coniugare manualità ed astrazione, fisicità e spiritualità, realtà e sogno. Il ricordo e la riflessione sono il collante che racchiude ed unifica il flusso narrativo. Il colore e la luce ne sono gli strumenti rappresentativi».

Opere dal 2011 al 2018. La natura rimane uno dei suoi soggetti principali… come quando affronta il tema delle profonde cicatrici lasciate dalla mano dell’uomo sul pianeta terra e ci racconta, sulle tele, le lacrime di una corteccia d’albero, l’hevea, ferita a morte nella foresta peruviana per estrarne il caucciù o di un’Amazzonia sofferente spesso stravolta nel suo assetto geografico, piegata dalla siccità a causa dell’avvelenamento e di arbitrarie deviazioni dei corsi dei fiumi.

Testo critico

L’essenzialità pittorica di Chiara Maresca


L a pittura di Chiara Maresca ruota attorno a termini quali essenza, emozione, musica, colore, luce, materia, ricordo.
L’essenza delle cose si nasconde dietro alla musicalità data dal silenzio in Chiara Maresca. L’atteggiamento mistico con cui mira all’oggetto rende le sue opere respiri di vita. Cosa c’è più essenziale di un respiro? L’essenza stessa della vita risiede nel respiro: nell’impercettibilità del suo suono, nel suo odore quasi inesistente, nell’incredibile leggerezza del suo corso.
L’autrice sembra catturare il primo respiro della materia vivente, il suo battito più intimo, il suono segreto che si cela nel silenzioso apparire delle immagini del reale. Per questo l’astrattismo è il suo modo di rappresentare ciò che vede. Osservando le sue creazioni si evince che in lei l’essenza non è verità assoluta. «Nell’arte non esiste una verità ultima, ma ciò che si mostra è sempre una visione soggettiva», sottolinea l’artista. La sua descrizione del reale «è un discorso che conduce alla cosa attraverso le impronte di essa», così come concepivano gli stoici la problematica linguistica inerente al termine Essenza, ma considerando questo ragionamento su un piano puramente personale. Senz’altro è così, quando si guarda all’essenza da un punto di vista puramente rappresentativo.
Seguendo il lungo dibattito sul vero significato del termine Essenza,
avvenuto nel corso dell’evoluzione del percorso filosofico, è possibile
comunque addentrarsi nella comprensione della poetica di Chiara
Maresca, se si pensa però alle sue opere come specchi di una sua sensibilità interiore. Aristotele, per esempio, definiva l’Essenza come «La sostanza stessa considerata a parte dal suo aspetto materiale». Così Chiara affronta la realtà, raffigurando l’astratto. In Plotino si stabilisce un’uguaglianza reciproca dei termini essenza e sostanza, che egli attribuisce «allo stato delle cose nel mondo intellegibile, cioè nel nous divino, ma non solo a tale stato». Qui, egli afferma «tutto è nell’unità, sono identici la cosa e il perché della cosa». È possibile dire contemporaneamente che disegnando Chiara deduce la quiddità, un’altra variazione dello stesso termine che stiamo analizzando, “quod quid erat esse”, ciò per cui qualcosa è ciò che è. Per S.Tommaso la quiddità è anche chiamata forma o natura. L’essenza per Husserl contrassegna «ciò che si trova nell’essere proprio di un individuo come suo quid», ma considerando
che ogni tale quid può essere messo in idea. L’oggetto intuito risulterà
l’equivalente della Essenza pura o eidos. A tale Essenza ci si arriva
attraverso un atto di intuizione che è similare al percepire sensibile.
Quest’ultima è sicuramente la visione moderna dell’Essenza sostanziale aristotelica. Dunque ritornando a Chiara, la sua intuizione nasce dall’emozione. In sintesi, trascendendo la realtà, con l’astrattismo, raggiunge l’essenza, intuendola attraverso il sentimento... «Cosa devo fare io attraverso l’arte? Tradurre l’emozione che prescinde la realtà: nessuno di noi infatti vede in modo identico ciò che si apre al suo sguardo, nessuno resta affascinato con le stesse modalità da un paesaggio, da una moderna costruzione, da una scena d’amore o giudica attraente una stessa persona - racconta Chiara Maresca - L’idea di previlegiare l’astratto e non il figurativo nasce in me proprio dallo stupore con cui osservo il mondo che mi circonda privilegiandone il valore della spiritualità, una vibrazione dell’anima, qualcosa che scuote, che mi fa sentire viva».
Pianista e compositrice, oltre che pittrice Chiara Maresca, eclettica e
profonda, percepisce tra le arti un’influenza reciproca. «Musica è respiro, gioia, conoscenza di sé, scavare nell’anima propria e altrui, ma ciò è indispensabile anche per essere un pittore. – spiega l’autrice - Musica è movimento. Quando dipingo mi concentro moltissimo e tocco tutto ciò che per me è strumento di lavoro. Con le mani mi muovo, danzo, metto il colore in questa o quest’altra sequenza particolare. Musica è danza. E la danza unisce scenografia, pittura, musica, movimento e storie; basti pensare all’opera lirica». Secondo Schopenhauer, mentre l’arte in generale è l’oggettivazione della Volontà di vivere in tipi o forme universali che ciascun arte riproduce a suo modo, la Musica è rivelazione immediata o diretta della stessa Volontà di vivere. Con i Pitagorici nasce la dottrina della Musica come scienza dell’armonia e dell’armonia come ordine divino del cosmo. Lo stesso Dante cattura questa interpretazione facendola sua, arrivando a paragonare la Musica al pianeta Marte, poiché è “la più bella relazione”, ovvero armonia, essendo al centro degli altri pianeti e ed è il più caloroso, in quanto il suo calore è paragonabile a quello del fuoco, onorandolo così di un carattere cosmico. Osservando le opere della Maresca traspare una sorta di melodicità silente, che genera una serenità interiore. Un’opera che rappresenta al meglio questo punto è la tavola intitolata ”La malva veste di rosa le saline di
Atacama”. «Qui nel deserto fiorisce la malva durante la primavera e il mondo diventa fantasticamente irreale. – spiega la Maresca - Il silenzio, in realtà, non esiste: il silenzio è musica, perché è musica tutto ciò che intono a noi vibra e risuona». Quando dipinge ama ascoltare compositori come Mozart, Bach, Puccini, Stravinsky, John Cage, poiché ognuno di essi riesce a dare un messaggio significativo che arriva nel profondo. Certamente ascoltare Chiara parlare di musica è molto interessante. «Mozart è il primo in assoluto. Lui è
l’artista che riunisce in sé profondità e leggerezza. La purezza fondamentale. Ci sono alcuni spartiti, sonate, che porto sempre di esempio, “Tema e variazioni”. Ci sono solo tre righe che si replicano in una paginetta.
Tre note su e tre sotto, ma lì c’è tutto: melodia, armonia… è il puro per
eccellenza, di una profondità straordinaria. – illustra Chiara - Bach è il musicista colto, quello che sapeva sviluppare i temi, maestro del
contrappunto… Puccini, è leggero e nello stesso tempo profondo. Ha scritto opere straordinarie, soprattutto quelle della sua gioventù… perché sono fresche. Si piange, ci si commuove quando si va a vedere la Bohème, Madama butterfly… Stravinsky, è stato avvicinato a Picasso. Ha seguito anche lo stesso percorso di cambiamenti e novità. Quando lui è diventato cubista, lui ha scritto la Sagra della primavera. Poi è diventato neoclassico quando anche Picasso è diventato neoclassico. John Cage invece ha stravolto il concetto di
musica: musica come rumore, come silenzio… Ha scritto questo libro che si chiama “Il silenzio”. Lui registrava ad esempio il silenzio nei boschi».
Conoscere un artista in tutto e per tutto, significa comprendere il suo
messaggio fino in fondo. Pittura e musica in lei sembrano sposarsi attraverso l’unione di tecnica, colorazione e materia. Altri temi da affrontare riguardano l’importanza del colore e della materia nella sua vita. Nata a Napoli rimane ancorata alle sue radici a livello estetico. Racconta: «La vita è colore; il bianco e nero mi piace poco, è elegante ma mi piace molto poco. In questo senso, la napoletanità svolge un ruolo fondamentale nelle mie scelte estetiche. Il bisogno che abbiamo noi, figli del sud, di luce, sole, riflessi …
deriva dal nostro essere nati in luogo anziché in un altro». Ed Ancora: «Nelle mie creazioni artistiche, accostamenti particolari di tecniche e materiali, usati con grande libertà di espressione, rivestono un ruolo importante e significativo nella costruzione dell'opera e contribuiscono all'elaborazione di una personalissima sintassi linguistica. Stoffe, carta, resine, bottoni, cristalli, sabbia, elementi botanici, fibre, legno…dialogano con elementi più propriamente pittorici in un sottile gioco di rimandi reciproci. E rivelano
uno dei dati essenziali della mia poetica: coniugare manualità ed astrazione, fisicità e spiritualità, realtà e sogno. Il ricordo e la riflessione sono il collante che racchiude ed unifica il flusso narrativo. Il colore e la luce ne sono gli strumenti rappresentativi».
Quindi avventurarsi nella comprensione del valore della Materia, sarà un passo decisivo verso la conoscenza del lavoro di questa pittrice napoletana.
Mi sembra utile sottolineare, riflettendo sul pensiero espresso dall’artista che secondo Avicebron, poeta e filosofo, anche le cose spirituali sono composte di materia e forma. Aristotele identificando la materia con la potenza spiega: «Tutte le cose prodotte sia dalla natura che dall’arte hanno materia giacché la possibilità che ha ciascuna di essere o non essere, questa è, per ciascuna di esse, la sua materia».
Secondo Chiara Maresca: «Il mio amore per la materia è indiscusso. Nasce dal bisogno di conoscere il mondo che mi circonda attraverso tutti i miei sensi per poi reinventarlo, nella creazione dell’opera d'arte, non solo attraverso le emozioni, che tendono ad idealizzare la realtà del sentimento, ma anche attraverso l'istinto ed il contatto fisico. Ho sviluppato, perciò, negli anni una sorta di "filosofia del contatto", ricca di mistero e di suggestione, di sensualità fortemente sublimata che soddisfi il bisogno di comunicare anche coi sensi e che instauri con l'elemento / oggetto, col quale mi rapporto nella creazione artistica, una partecipazione attiva, determinante per la composizione stessa. L'idea (l'emozione, il ricordo) ed il lavoro (esperienza, tatto) in funzione reciproca, conferiscono dunque, al lavoro unità di spazio e di parola. La scelta nell'equilibrio tra le parti è la misura della VERITA' di ogni opera, è dare un significato ad ogni esperienza, di volta in volta, senza preconcetti, lasciandosi guidare dall'istinto, appunto, e dalla me