martedì 8 giugno 2021

 



Tra gli artisti in mostra:
    ALBERTO CHIARETTO

 

Quest’opera di Alberto Chiaretto s’intitola “Tra due anime serene scelgo quella sfregiata“. Ci racconta una storia, una di quelle che accadono in quella “stanza dell’incoerenza” dove i suoi lavori prendono vita: scatti stampati su pietra ardesia. L’artista desidera che le sue fotografie abbiano un peso affinchè si possa uscire da quella stanza con un pezzo di essa, che sia un’immagine del reale o del sogno. In quest’opera in particolare, prende forma nella materia l’anima stessa di colui che in quel luogo ci ha vissuto; lì impressa su pietra si nota il segno della sua presenza, di quell’anima che l’artista rappresenta, spingendosi a descriverla fino al confine dove s’incontra con il corpo, perché l’anima altro non è che il rapporto tra forma e materia. Così il corpo appare vivo in quei graffi, in quegli sfregi attraverso i quali si percepisce la profondità di un trascorso. Ecco che la luce, il tramite tra mondo corporeo e mondo incorporeo, insieme al colore, espressione di emozioni, riesce a cogliere il soggetto in tutta la sua drammaticità. 

 

2)    MICHELA D’OTTAVIO



 

Negli astratti di Michela D’Ottavio in Red Chaos s’incontrano sentimenti che perdurano nel tempo, divenendo eterni su tela. Osservando quest’opera si nota che da uno sfondo rosso porpora, come in un gioco di segni si muovono libere linee nere che si ingarbugliano, si annodano, per poi diventare cerchi, figure senza volto ma tenaci, apparizioni d’energia, vibrazioni d’anima: senso delle cose, in quel giro di raggi prodotti da filamenti sottili. Un teatro di qualisegni, di sinsegni, di legisegni, nell’uso emotivo del termine, nel quale s’incontrano apparenze, oggetti individuali e generali. Un viaggio personale quello nello stile di questa artista! Assenza di pensieri, per divenire forma rispecchiandovisi, pura forma senza un significato definito; forse passi di una meditazione dove poter cancellare ciò che si è e rinascere infinite volte. 

Il suo lavoro di Visual Merchandiser che ha praticato nelle più grandi ed importanti maisons di lusso in Italia e in Europa si armonizza con la sua attività artistica poiché il benessere è un ingrediente comune.


  GIUSEPPE SEREGNI 

 

L’arte pittorica di Giuseppe Seregni è approccio visivo di poesia e musica. Infatti arte, musica e poesia sono interessi che ha portato avanti fin dalla giovane età. Ben si nota in questi lavori che presenta in galleria: “Secret luminosity”, "Simphonic sign”. 

Mentre agli inizi degli anni ’80 Seregni propone i suoi lavori, mix di figura, evoluzioni materiche e sperimentazioni avanguardistiche, in importanti esposizioni nazionali ed internazionali di art brut, art singulier, art naive, new invention, ottenendo tra l’altro riscontri positivi, nel contemporaneo tramuta il suo stile, riflesso di una spiritualità vissuta, in “interior de-sign”, termine coniato dall’artista per raffigurare il suo mondo di segni, di luce sacra.



 

In Secret luminosity, la luce diventa segno nel suo manifestarsi agli occhi come un esistere che si fa strada nel mondo del reale; pone le orme della sua presenza senza mostrarsi nella sua interezza, lasciando un velo di mistero sulla cosa che si cela anche se non completamente. Un sussurro si ode negli oscuri intervalli tra i segmenti di luce, in quei frammenti dove colori predominanti sbocciano sotto le correnti luminose che prendono vita come per magia.



 

Di natura kandinskiana è la sua opera intitolata simphonic sign, nella quale l’elemento segnico e il colore diventano parte di un coro da ascoltare con lo sguardo. Un modo differente di usare i sensi, perché la forma dell’arte ha la capacità di modellare l’immaginazione umana: è forse eco di una melodia che si espande… si fa sospiro, assenza, per tramutarsi in pura essenza.  

 

 

 

     “Senses working overtimes”: gruppo artemisia: Rita Carelli Feri, Renata Ferrari, Pea Trolli, Francesca Bruni, Emanuela Volpe in collaborazione con Philippe Stark, Arter&Citton, Claudio Dondoli e Marco Pocci, Pedrali R&D.




Nell’istallazione dal titolo “Senses working overtimes”, realizzata dal gruppo Artemisia in occasione del Fuori salone 2020, i cinque sensi sono rappresentati da cinque sedie differenti, ognuna delle quali è stata ideata rispettivamente da altrettanti noti designer contemporanei. Il materiale sintetico e l’aspetto moderno, veste dell’opera nell’insieme, è contenitore del concetto sedia, nella molteplicità dei significati che la comprendono: luogo implicante una postura in cui riposare, accomodarsi; oppure area in cui osservare, comunicare, mangiare… un posto che ci costringe, ci obbliga all’infermità, una sedia sulla quale scegliere di sedersi; un oggetto che ci sostiene, ci protegge… Una delle sfide di questa istallazione è l’attivazione dei sensi da seduti per poter contemporaneamente comunicare con l’elemento sedia nel suo essere oggetto- concetto e la sensorialità delle nostre percezioni.

La sedia di Rita Carelli Feri è dedicata al senso del gusto ”Aspro, piccante, amaro, salato ”; attraverso la tecnica in olio su polipropilene su sedia (2018. Driade –  modello: soft egg– design Philippe Stark), si manifesta l’antitesi dettata dai sapori, il loro armonizzarsi in un percorso individuale alla scoperta del cibo. 

L’opera di Renata Ferrari è pensata per il senso del tatto ”Duro, morbito, ruvido, liscio”; le mani diventano mezzo per comunicare, esplorare, creare. Tutto ciò è reso possibile anche attraverso l’uso una tecnica in marker nero su policarbonato su seggiola di Scab modello Glenda, designers Arter&Citton.  

In ”Suono e silenzio”  Pea Trolli ci coinvolge con il senso dell’udito. Gli strumenti musicali fanno da soggetto predominante poiché icone della musica, dove nasce di volta in volta il suono e il silenzio, opposti e concordi. (2018. Acrilico su policarbonato. modello Gossip 620, designers Claudio Dondoli e Marco Pocci). 

 

Francesca Bruni e la sua ”Energia riflessa” rappresentano la vista. Un acrilico su policarbonato per condurre lo spettatore oltre la realtà della superfice, poiché lo sguardo dinanzi alla trasparenza sa arrivare all’immaginazione. (2018.Pedrali –  modello: Day dream 401 – design Claudio Dondoli e Marco Pocci).

 

In ”Paradiso Perduto” di Emanuela Volpe si vede muoversi l’olfatto lungo la scia del tempo,  nel presente e nel passato. Attraverso l’immagine si giunge al profumo, immaginazione sensoriale… Ed ascoltando il profumo i ricordi diventano visibili. Un modo nuovo di degustare la nota Madeleine  Proustiana.  (olio e pennarello su  metacrilato. Sedia di Pedrali – modello: Kuadra design Pedrali R&D).