giovedì 10 settembre 2020

Arte e moda

 ARCADIA ART GALLERY 


   

 MILANO

inaugura sabato 19 settembre 2020 alle 18.30 la collettiva di arte contemporanea 


https://it.blastingnews.com/cultura-spettacoli/2020/09/arte-e-moda-una-collettiva-di-artisti-allarcadia-art-gallery-di-milano-003200342.html?fbclid=IwAR2HFQ3VxpgQKjqwUnVIbSQ5CH1L57dnwoW_vfniebx8PwGYv07KLXBR9ds


 ARTE E MODA

IV EDIZIONE

dal 19 al 30 settembre 2020 

 

Giunta alla quarta edizione, l'esposizione collettiva ARTE E MODA si conferma uno degli appuntamenti più prestigiosi del calendario di ARCADIA ART GALLERY, organizzato come sempre in concomitanza con la fashion week milanese, e divenuto ormai un appuntamento fisso per la clientela nazionale e internazionale della galleria, sempre alla ricerca di proposte artistiche nuove e coinvolgenti.

 

Curata da Federico Caloi, con la collaborazione di Valentina Cavera, la rassegna propone alcuni tra gli artisti più significativi del panorama contemporaneo, testimoni con i loro lavori, così come la Moda stessa, di questa fase mutevole del nostro tempo. Il tutto immerso nel suggestivo contesto dei Navigli, cuore storico di Milano, dove ha sede lo spazio espositivo.

 

La nuova edizione di ARTE E MODA si annuncia quanto mai ricca, fra appuntamenti dedicati e iniziative in programma durante i giorni della rassegna, che ne fanno uno dei momenti di maggior richiamo nel panorama dell’arte italiana. A cominciare dal vernissage, vero e proprio evento multisensoriale. Gli artisti partecipanti e l'esclusivo pubblico selezionato rimarranno sorpresi dalle preparazioni e dalle proposte d’avanguardia dello chef stellato Misha Sukyas, “architetto del gusto” e volto noto della Tv. 

 

Oltre a Misha Sukyas, special guest della serata saranno Laura Santucci: artista stilista che farà sfilare i suoi abiti esclusivi "ELLE Santucci", ed Emanuela Montorro: artista che lancerà la sua linea esclusiva di scarpe dipinte “Love For Life”.

Spazio anche alla solidarietà: Emanuela Montorro dipingerà il grembiule di Chef Misha Sukyas, che sarà poi messo all'asta, per destinarne il ricavato alla Fondazione Serena Onlus, Centro Clinico NeMO.

 

Tra gli artisti in mostra:


Le sfaccettature della moda con le donne di Natalia Banfi 

 




Secondo Kant la moda è mimesi di vanità poiché esiste una forma di competitività tra gli esseri umani anche in ciò che non ha utilità. Per essere alla moda non ci si deve affidare ad un gusto del passato ma nemmeno non considerare il suo aspetto contemporaneo, altrimenti si risulta antiquati o eccentrici. Kant scrive: “è meglio essere matto secondo la moda che fuori di essa”. Le donne di Natalia sfidano sicuramente il concetto kantiano di moda; il loro apparire risulta un connubio di antico e attuale, in cui spicca un desiderio di economia naturalistica: collage creati con materiale di riciclo, sfondi con stoffe adesive, cornici antiche, scarti, scampoli, oggetti vari nel rispetto della dignità ambientale.  

Le donne agghindate con numerosi accessori e dalle capigliature particolari di Natalia sono globalizzate. Aspetti etnici si fondono a quelli occidentali, mentre attraverso il loro aspetto portano avanti un messaggio invisibile agli occhi dove si parla per l’appunto, di qualcosa che va oltre il concetto di moda così come si usa intenderla… si descrive la donna di oggi, nella sua interiorità.

«Cerco di rappresentare una tipologia di donna molto consapevole di sé anche dei propri difetti. Questo è il segreto che è in grado di dare forza e sicurezza. Nessuno ti può ferire nel momento in cui sai bene ciò che sei, nel bene e nel male. Io disegno quelle donne che hanno quel tipo di consapevolezza. – racconta l’artista - le donne dei miei collage non piangono mai, non hanno mai un’espressione angosciata, non sono mai deboli e sottomesse. Ho provato a disegnare donne incatenate con una serenità nello sguardo che può essere inquietante per chi le ha volute incatenare, imbavagliare». 

Le elaborazioni sono molto ricercate, realizzate unificando in un unico lavoro, disegno a mano, oggettistica, ritagli di opere d’arte famose, piuttosto che volti di modelle, rielaborati ulteriormente nella frammentazione del loro volto spesso con pezzettini sparsi, dagli occhi alla bocca, così da dare vita a personaggi nuovi, con una propria identità: l’occhio dell’uomo si accoppia con quello della donna… labbra sguaiate, divertite, discrete si fondono a visi da fumetto e corpi perfetti. Le sue opere si tingono di colori acrilici, smalti, pennarelloni, uniposca, trattopen, giocano con il visitatore nel loro apparire bizzarro come in “ricordi di famiglia”; affascinano attraverso le atmosfere che circondano le sue protagoniste come in “Egon & Fashion” dove il blu cina riesce ad addolcire anche un collare sadomaso ed insegnano a non dimenticarsi della sostenibilità ambientale attraverso gli occhi di “Help”.

 

Biografia

 

Natalia Banfi (Rho, 1971) si chiede e si risponde «E’ riduttivo definirsi in base ai lavori svolti nel corso della propria vita?  Non credo, se questi fioriscono sullo stimolo di grandi passioni»

Ha lavorato nella finanza, nel turismo, è stata contabile, cuoca, importatrice dall’oriente finché, finalmente, ha iniziato a dipingere ed è sicuramente consapevole che questa fosse la meta a cui arrivare… perché doveva trasmettere un messaggio e attraverso l’arte le è stato possibile farlo, attraverso il linguaggio che le è proprio. Dipinge perché dall’inizio dei tempi le donne sono figlie di un Dio minore e non se ne vuole fare una ragione. Le preme usare solo materiali riciclati perché sprecare, nell’attuale contesto socio-economico, è sintomo di ignoranza.

 

 

Gli angoli spaziali e musicali di Ruggero Marrani

 




L’irrefrenabile desiderio di Marrani di passare dal piano dell’irreale a quello del reale e quindi dalla bidimensionalità alla tridimensionalità, dalla pittura alla scultura, nonostante in Accademia si sia laureato in pittura, è la spinta che lo ha condotto a trovare un proprio posto nel mondo: il pensiero si fa strada e diviene vivo, frequentatore del presente per trasmettere un messaggio attraverso le sue forme, per rapportarsi fisicamente all’altro da sé ed uscire dal disegno, parallelamente alle teorizzazioni hegeliane  che si sviluppano in questo modo «La realtà è l’unità immediata – scrive il filosofo tedesco - che si è prodotta, dell’essenza e dell’esistenza o dell’interno e dell’esterno», ovvero ciò che è reale non è che l’essenza che diventa esistenza o l’interno che si viene a manifestare nell’esterno. 

 

Nella aeroscultura intitolata “Progetto per un totem”, in ceramica raku, realizzata con sassi e materiali di recupero, Marrani ricorda che esiste una storia dell’uomo che deve essere raccontata, che ogni uomo ha una storia da raccontare. Il totem, animatosi tra le popolazioni primitive, in Marrani ha un valore narrativo. Sicuramente, ne coglie appieno l’universalità dell’origine totemica così come venne intesa da Radcliffe Brown, antropologo inglese dei primi del ‘900. «Una rappresentazione dell’universo come un ordine morale e sociale - scrive questo antropologo – Il totem è regolazione del rapporto tra l’uomo e la natura oltre che quella del rapporto tra l’uomo e l’uomo come tale, sarebbe un elemento universale della cultura umana». Le aerosculture di Marrani concretizzano l’astratto, danno il volto ad un concetto, sono analisi di un territorio, discorsi planimetrici, visioni viste dall’alto dove il colore compare come traccia lasciata dall’uomo, elemento aggiuntivo, esigenza naturale del farsi corpo. 

 

Considerando invece la sculturarumore presente in mostra, quella mezza luna legata a corde musicali, si evince come lo scultore spazi oltre il mondo visibile per riuscire a far interagire il visitatore con l’armoniosità dell’universo, percependo il suono cosmico che circonda l’essere umano. «Questa scultura si riallaccia ad un altro filone: riguarda lo studio della progettazione intercontinentale – spiega Marrani -dove ci si sofferma su progetti di costruzioni che potrebbero essere sviluppate in un futuro, quando la terra non avrà più la possibilità di ospitarci e saremo costretti a vivere altrove».

 

Biografia

 

Ruggero Marrani (Varese, 1941) si è laureato all’Accademia di Belle arti di Brera, “P. Vanucci di Perugia. Rientra nel gruppo del Circolo degli artisti di Varese; è stato docente della Cattedra di Figura presso il Liceo Artistico “ A. Frattini “ di Varese.

 Le sue opere si trovano in diversi musei italiani.

 Artista d’ispirazione futurista, esordisce negli anni ’60 con lavori materici su tela, fino ad abbandonare la bidimensionalità negli anni ’80, per giungere alla terza dimensione. Quello fu il punto di partenza verso il suo più proprio approfondimento artistico, rivolto esclusivamente alla scultura, specialmente connessa alla ceramica policroma. Dà vita presto alle aeroscultura, la scultura interattiva, la sculturarumore così da rendere lo spettatore realmente attivo nel  rapportarsi alle sue opere, ruotandole, muovendole, suonandole…

 

La materia con Cibi è al confine tra arte e cibo 




La ricerca materica di Cibi diviene semplicità della forma che si sintetizza in un oggetto particolare, la mela, moltiplicato all’infinito pur con variazioni estetiche apparentemente impercettibili e giocando con i colori: natura morta diviene scultura, nell’eternizzazione della sua presenza ed appare viva, grazie alla vivacità con la quale viene presentata. «Ho individuato nella mela e nella sua semplicità l’oggetto ideale – racconta l’artista - sul quale basare la mia personale sperimentazione materica.» 

 

Mostrate in cassette, come su un banco di mercato, le sue mele sembrano da mangiare ed alcune sono pronte anche a stregarti… come in una favola? Sicuramente la mela di Biancaneve è un esempio di quanto detto, essendo un elemento fondamentale nell’evoluzione di quella storia. Lucide, dai cromatismi brillanti sono al confine tra arte e cibo… una proposta alternativa, di arte e moda, perché in fondo nel contemporaneo anche il cibo, come esso è presentato, è indice di stile e personalità.  Mele che fanno da modelle e nel loro divenire opere ci riportano alla vita del quotidiano… la vita quando è calma, familiare, calda come nelle atmosfere proprie delle cucine, posate su un tavolo in un cesto di frutta.

 

Biografia

 

Cibi ha esposto le sue opere in alcuni recenti eventi: con “Materioteca” labo- ratorio milanese che promuove e valo- rizzazione le materie plastiche ha par- tecipato alla fiera Plast di Milano nel 2014 e alla fiera Mecspe di Parma nel 2016; con il collettivo “Fuori di Design” ha partecipato al “Doposalone” di Milano, spazio Ansaldo, nel 2016; a cavallo tra il 2016 ed il 2017 la galleria “Il Bagolaro” di Vincenzo Palm- ieri gli dedica la sua prima personale; si è quindi fregiato di aver partecipato al “Catalogo Sartori d’Arte Moderna e Contemporanea 2018” curato da Arianna Sartori la quale gli ha poi messo a disposizione la propria galleria “Arte & Object Design” di Mantova per due mostre personali tenutasi nei mesi di giugno/luglio 2018 e giugno 2019; ha quindi di nuovo partecipato al “Catalogo Sartori d’Arte Moderna e Contemporanea 2019”. 

 

 

 



          

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


   

 

 

giovedì 25 giugno 2020

La Soglia

La Soglia 


All’Arcadia Art Gallery (Ripa di Porta Ticinese 61, Milano), il 28 Giugno alle ore 11.00 in contemporanea con la Fiera dell’Antiquariato, l’arte contemporanea riapre le sue porte sul Naviglio Grande con una collettiva nella quale vari artisti interpretano pittoricamente e materialmente il tema de “La Soglia”: Lillylilla, Ilaria Battiston, Oreste Giorgio, Daniele Cassano, Ruggero Marrani,
Sonya Cipro, Marco Tansini, Gianantonio Cristalli, Dario Murri, Silvia Struglia, Antonella Stellini, Laura Martucci, Barbara Legnazzi…

“Soglia” intesa come confine, a volte limite; incontro tra tempi che si susseguono e si precedono, è il passato primitivo che diventa futuro tecnologico; “Soglia” nel vivo può essere concretizzata da uno scultore come Marrani in pura forma, in quanto «superamento del confine tra figurativo e astratto».


Negli astratti di Lillylilla il gioco delle emozioni date dai colori e dal loro congiungersi svela la volontà dell’individuo di «lasciare andare ciò che non serve più e concentrarsi su ciò che si desidera».


Con Ilaria Battiston riflettiamo sul pianeta e su quel passaggio, quasi dovuto, che consentirebbe all’umanità di potersi evolvere positivamente. Con la sua “Reclicarte” si ammira quasi la bellezza della fiaba quando il colore diventa farfalla. 


Per Oreste Giorgio la Soglia è salto verso un nuovo paradigma epocale: personaggi di fantasia volano nel cielo fino a trasformarsi magicamente.  Un progetto che abbraccia anche la classicità quando in un suo acquerello Dante si avvicina alla spelonca e la osserva, aspettandosi che il mistero diventi cosciente.


Con Daniele Cassano appaiono creature a china su carta, nate da oscuri incroci, forse di un luogo che non ci è ancora dato di conoscere come quell’animale a metà tra una tigre e un serpente, «creato nella materia dal mondo dell'immaginazione!»

Le tele di Sonya Cipro dove nella solitudine di paesaggi marini, l’essere umano si immagina solo come osservatore silenzioso, ci aprono le porte ad un dialogo introspettivo: l’acqua si fa specchio d’interiorità. “Soglia” diviene «rinascita dei valori interiori perduti».

Per Marco Tansini la “soglia” si lega «al pregiudizio e alla discriminazione». Attraverso le sue opere libere dagli schemi, che prendono forma utilizzando materiale riciclato, motiva le persone a creare, poiché nell’arte risiede la bellezza del mondo. L’uguaglianza parla attraverso le opere dell’uomo.


Le sculture Pop di Gianantonio Cristalli, uomini multicolori colti nel loro passaggio, non sono mai stanche, sono sempre se stesse e sanno che l’importante è la dinamicità. Per questo artista bolognese d’origine, la soglia è un «non luogo...è solo un momento di transito e come tale va oltrepassato, oltre essa c’è sempre qualcosa di nuovo».


Osservando le fotografie in negativo di Murri in cui il bianco e nero tra le sue barbie si confrontano nello spazio, la sua rappresentazione de la “soglia” verte: «In quel gioco di rimandi e riflessi, in cui si scopre che non esiste un'unica realtà e che tutto, in qualsiasi momento, può rinascere all'opposto, seppure complementare».


Con l’espressionismo astratto della Struglia, viviamo interamente l’emozione nel suo nascere. Così la “soglia” è quell’anticamera in cui l’artista crea e torna e ritorna a creare in quell’incessante desiderio di esistere; un’anticamera in cui  le appare l’ispirazione per dare vita a nuove forme. 

Ed ancora… la “soglia” per Antonella Stellini è un punto di approdo, dove poter osservare ciò che la circonda. Per la Martucci quel confine tra passato primitivo e futuro tecnologico è una soglia che va pensata come un ponte, più che come passaggio definitivo, per poter far comunicare continuamente queste due sfere epocali. Per Barbara Legnazzi il concetto di “soglia” rientra sicuramente in ciò che l’umanità ha vissuto in questi ultimi mesi, frutto di quella vertiginosa epidemia che ha colpito il mondo. Chi non vorrebbe attraversarla e superarla? Così, nell’opera “E adesso... vuoi ancora giocare con me?”, i bambini presenti, dopo le difficoltà che ha subito la loro terra, vogliono tornare a giocare!



La Soglia
(a cura di Valentina Cavera)

Arcadia Art Gallery
Ripa di Porta Ticinese 61, Milano
Per Info: 02.8375787

Inaugurazione 28 giugno 2020 
Ore: dalle 11:00 alle 20:00 
Fino al 15 Luglio 2020

Testo critico 

LA SOGLIA 

Stiamo vivendo in pieno questa transizione che ci trasporta verso nuove modalità di fruizione d’immagini dopo essere stati travolti da una vera e propria rivoluzione digitale, con l’avvento di Internet.
Negli ultimi vent’anni la società ha attraversato numerose porte che l’hanno condotta fino a lasciarsi alle spalle l’era analogica, tanto che gli anni dieci sono stati definiti touchscreen. Ora si apre l’orizzonte sugli anni ’20 che per il momento possiamo solo immaginare. 
A quale nuove soglie ci condurrà questo nuovo decennio?  
 E come siamo arrivati ad esso? Ed in quanto tempo? Se pensate ai primordi dei nostri tempi quando ancora apparivamo come delle scimmie e l’adattamento alla natura con il passare del tempo ci ha condotto a divenire uomini forse sarà più semplice immaginarci il futuro e le modalità con cui e per cui avvengono determinati cambiamenti. Infatti olisticamente parlando l’uomo di oggi è il risultato dell’interdipendenza di più fattori ambivalenti come il corpo e lo spirito, l’organismo e l’ambiente; un giusto equilibrio tra ciò che è innato e ciò che è appreso, del concetto di individuo e quello di società, di sintesi tra storia personale e politica. Dai nostri primi predecessori, vissuti in Africa orientale, quali l’Ardipithecus ramidus e l’Australophitecus afarensis, risalenti, il primo circa a quattro milioni di anni fa e l’altro a tre milioni di anni fa, passando per l’homo abilis e l’homo erectus fino a giungere all’homo sapiens, grazie alle mutazioni sensoriali e a quelle fisiche relative alle dimensioni e alla forma del cranio in particolare, divenute simili a quelle umane,  abbiamo costruito il nostro futuro, sviluppando la creatività, la tecnologia, il linguaggio, la capacità semiotica, la socialità, la cultura per quel senso di adattività che ci è proprio. Attraverso la selezione naturale, concetto che Darwin utilizza per sviscerare la differenza tra le specie, la cultura non delinea solo i modi pratici del vivere ma è nel medesimo tempo creatrice delle “Visioni del mondo”. Ogni società ne ha di proprie, per comprenderle gli studiosi riflettono ad esempio sulle metafore adottate da ciascuna di esse. Tra queste ne esiste una che si avvicina al nostro tempo, ed è quella definita tecnologica, che il pensatore francese La Mettrie nel suo testo “Storia naturale dell’anima” del 1745 chiarisce bene. L’uomo viene paragonato ad una macchina. Se antecedentemente al secolo scorso, il soggetto era la macchina a vapore successivamente è divenuto il calcolatore elettronico: la natura non è che lo specchio di ciò che l’uomo detiene fisicamente in quanto prodotto dell’evoluzione, che combacia solitamente con l’organo cerebrale paragonato all’hardware in cui i dati che si utilizzano per programmarlo saranno resi visibili attraverso la cultura. Altresì, attraverso la scrittura è possibile allargare la memoria, nel momento in cui il disco fisso sarà colmo dei dati della cultura. Ciò spiega anche il motivo perché i gruppi umani si differenzino tra di loro. Così, andando oltre e avvicinandosi al senso dei lavori presenti in una galleria, anche l’arte stessa in quanto risorsa della cultura non si può definire universale ma sarà sempre un atto comunicativo che unisce pubblico ed artista, in quel dialogo comune ad entrambe le parti. Come il gioco, anche l’arte dà la possibilità di guardare la realtà in un modo alternativo a quello apparente grazie alla capacità della riflessività; figlia e progenitrice del nostro presente rinnova la cultura ed è rinnovata dalla stessa con lo spirito di raccontare ciò che ci circonda e con l’idea di potenziare l’evoluzione dell’uomo, attraverso tecniche e innovazioni creative. 
In “La soglia”, il vecchio e il nuovo mondo si fondono in un confine appassionato, tra nostalgie e desideri di cambiamenti.