sabato 21 maggio 2022

 ARCADIA ART GALLERY 

 MILANO

 

15 – 26 maggio2022

Bi-personale di Arte contemporanea

                                          Presentazione e testo critico a cura di Valentina Cavera (Giornalista e Critico d'Arte)

 

Arcadia Art Gallery presenta due personali: di opere scultoree realizzate da Gianantonio Cristalli e di pittura, opere di Gabriele Marchesi.

Come seguire le immagini di un film muto in bianco e nero su uno schermo televisivo contemporaneo che si moltiplica, Marchesi celebra i trascorsi della vita dell’uomo in “Fascino del tempo”. Volti di donna, di anziani signori emozionano il visitatore in un viaggio tra intimità e segreti, saggezza e fierezza.

Cristalli espone i suoi lavori come fossero giocattoli, dalle colorazioni accese, nel loro moltiplicarsi per raggiungere la fantasia e la creatività dello spettatore. Come un demiurgo crea plasmando la materia dando prova che anche ciò che è statico può toccare il confine del movimento in “Demiurgo futurista”.  

ARTISTI IN MOSTRA:

Gianantonio Cristalli in “Demiurgo futurista”.  

Gabriele Marchesi in “Fascino del tempo”.





ARCADIA ART GALLERY  

Ripa di Porta Ticinese 61 Milano - Naviglio Grande 


 

“Il fascino del tempo” di Gabriele Marchesi

 

Gabriele Marchesi presenta una serie di ritratti in bianco e nero che sposano un iperrealismo meditato, ricercato, studiato.Volti di donna, colti nella loro purezza e in un immacolato universo estetico, rappresentato da una poesia di una rosa specchio di femminilità… come “Sguardo sognatore”,”Rapita da un piacevole sogno”; o di anziani signori che con i loro sguardi fieri e la loro pelle vissuta, permettono di percorrere vicoli e strade verso la saggezza.

Le lezioni di Fabio Aguzzi, pittore italiano, che ha frequentato negli anni ’80 infatti hanno condotto Marchesi a misurarsi con la figura dal vero e a conoscerne i segreti. Seguendo i suoi insegnamenti «ha assimilato il rigore formale e la costruzione degli spazi disponibili – ricorda l’artista - elaborando poi nel tempo, l'idea di rendere le figure libere di muoversi in spazi...infiniti».

Osservando le sue opere pare di guardare in uno schermo televisivo contemporaneo un film muto in bianco e nero, dove però trapelano attraverso la scelta delle pose e delle espressioni, lo scatenarsi di emozioni intime, inconfessate, che l’essere umano tende a mostrare solamente in privato o a tenere per se’: storie di vita umana che si ripetono nei differenti cicli vitali dell’uomo e che Marchesi celebra. È il fascino del tempo che ci concede una tregua in quell’istante che l’artista riesce a racchiudere nelle sue opere. In quell’emozione che viene raccontata dal soggetto si intravede l’anima, si sente la vibrazione di una presenza eterea. Come sostiene Aristotele nella “Fisica”, nell’anima il tempo e l’eterno si connettono attraverso l’istante. Esso è condizione del tempo «ma non è una parte del tempo. Se il tempo non fosse, l’istante non sarebbe, e se non fosse l’istante non sarebbe il tempo». Un’ulteriore riflessione di Hegel sono maggiori passi verso una reale comprensione di questa argomentazione. “«Il tempo è l’essere che mentre è, non è, e mentre non è , è” », ovvero «il divenire intuito» nell’” «ora».

In quegli attimi che il pittore ritrae si nascondono fatti autobiografici. Infatti, la sua musa ispiratrice è Simona la moglie, che gli ha permesso di «conoscere l’importanza di essere donna” », ricorda Marchesi; invece in quelle immagini dipinte di anziani signori, si nasconde la presenza del nonno che lo ha cresciuto, essendo rimasto orfano all’età di undici anni. I soggetti catturati in scatti durante le sue passeggiate al mercato, o selezionati dal web infatti vengono modificati; allora ricompaiono gli occhi azzurri e la barba di chi gli ha fatto da padre, in una nuova composizione tanto da rendere i soggetti anonimi.

Sicuramente, anche la storia dell’arte è stata come una tutrice per lui. «Il Medioevo e il Rinascimento sono i periodi della storia dell’arte che prediligo. Le figure della pittura prerinascimentale di Duccio di Buoninsegna, Simone Martini e Giotto, solo per fare un esempio, le trovo molto moderne, amo quegli sfondi turchesi, ambrati, verdi e le aureole dorate che impreziosiscono l’insieme. – spiega l’autore - Mentre nel Rinascimento le madonne spesso di trequarti o di profilo con sguardo sognante e interrogativo (cito i più grandi Leonardo, Bellini, Piero della Francesca) sono stati la fonte del mio sviluppo artistico. Per quanto riguarda invece i ritratti degli anziani sono fonte d’ispirazione le opere di Albrecht Dürer, per me il più grande. Ancora oggi un riferimento principale».

 

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Cristalli, il demiurgo futurista

Gianantonio Cristalli insegna discipline plastiche oltre a realizzare opere d’arte. Si nota infatti una spiccata manualità ed anche un’accentuata destrezza nell’utilizzare differenti materiali. Anche la fantasia con cui realizza diverse tipologie di soggetti è indice di un artista che è in grado di fronteggiare la matericità.

Lungo il suo percorso infatti sperimentando vari materiali è giunto a pensare che il protagonista assoluto rimane il soggetto che si vuole creare, in quanto base da cui partire per l’elaborazione dell’opera. In questo senso il soggetto è sia fine che mezzo per raggiungere il fine e la manualità dell’artista si adopera affinché accada. Quello che conta per lui non è trovare e conservare quel segno in grado di rappresentare se stesso, come una firma al fine di essere riconosciuto indistintamente dall’occhio che osserva ma la creazione stessa, dare alla luce ciò che è stato pensato nell’ombra della sua interiorità. Non si può dire che la sua attività di artista si distingua in veri e propri periodi ma è certo che avvicinandosi ai vari materiali con cui ha approcciato ha scoperto come rendere reali i personaggi che accompagnano la sua immaginazione. Lavorare il marmo, in primis, e successivamente altri materiali lapidei, dai marmi colorati all’arenaria e al granito, è stato rivelatorio. Da una parte poiché quel tipo di produzione equivale allo “scolpire nel vero senso della parola”, come suggerisce l’artista, dando origine a qualcosa togliendo, dall’altra in quanto attraverso quell’atto artistico plasmando poi materiali in cui si poteva anche aggiungere, come l’argilla, ha acquisito la sicurezza di un demiurgo. Su un piano filosofico, Cristalli è in grado di dare il soffio vitale a una materia informe e ingenerata che gli preesiste. Quel rigoroso dualismo ipotizzato da Platone tra mondo delle idee e la realtà sensibile, grazie alla figura del demiurgo, il divino artigiano, viene mediato. Come fosse un’intelligenza che progetta il mondo così Cristalli guarda alle idee come modello e usa la materia come strumento. Anche se poi Cristalli, come è stato sottolineato in precedenza, parte sempre dal soggetto per la scelta del materiale con cui operare.

«I miei fucilieri (dall’opera “Put flowers in your guns”) - racconta Cristalli - non avrebbero senso in marmo in quanto il marmo può far cadere il soggetto nella retorica celebrativa, in ceramica acquisterebbero un senso quasi quotidiano». D’altra parte gli elementi stessi che utilizza per la composizione dei suoi lavori nello stesso tempo hanno determinate caratteristiche in grado di coinvolgerlo in modo discordante. «Il mio stile cambia a seconda del materiale che adopero: il marmo è un confronto con la storia, la pietra ha un qualcosa di meno nobile, più casereccio quindi suggerisce uno stile più grossolano – aggiunge l’artista -l’argilla/ceramica è quasi un mestiere artigianale, ne sono un esempio i vasai.»

Il prodotto delle sue evoluzioni che giunge all’Arcadia Art Gallery è personificato da soggetti in argilla dalle colorazioni accese e nel loro moltiplicarsi. Un omaggio alla Pop Art anche se è arrivato a questo entrando dalla porta del futurismo, approfondendo la figura di Depero e dei suoi “burattini creati con l’incastro delle geometrie”, ricorda Cristalli. Il colore diventa fondamentale poiché già di per sé conduce l’uomo a provare un’emozione. Così i soggetti più volte ripetuti ma nella variazione cromatica pur essendo uguali nella forma hanno un impatto differente sullo spettatore. Comunque la loro forza è nell’insieme.

«Le mie forme cambiano di colore e questo può dare significati diversi: può essere un’idea contro il razzismo (bianco contro nero) oppure l’idea che ad ogni persona un colore dice qualcosa di diverso (Kandinskj). Il soldato rosso può avere un significato, lo stesso soldato però nero un altro. Il rosso può essere allegria (chi ha mai visto un soldato completamente rosso?), il soldato nero può essere cupo, brutale ...  ne nascono sentimenti opposti.»   

Si legge nei tuoi soggetti statici il movimento, l’intenzione di dedicarsi ad una particolare azione, la profondità di un’emozione che si fa viva. Affine al futurismo, ma in potenza. I soggetti sono fermi nella realtà di fatto, ma producono a volte un rumore immaginato di un atto ancora celato che pare di ascoltare; altre volte nel loro apparente spingersi nello spazio, come fosse un effetto ottico, raccontano qualcosa di essenziale: una paura? un sentimento? Una verità?